La Cattedrale di Santa Maria Annunziata è il Duomo di Udine.
Storia
Per volere del Patriarca Bertoldo di Andechs-Merania (1180-1251), nel
1236 si iniziò ad edificare l'attuale Cattedrale, allora dedicata a San Odorico
e modellata secondo esempi francescani.
Nel 1257 l'edificio era già adibito al
culto.
Nel corso degli anni vennero apportate varie modifiche, finché nel 1335
venne consacrata con il titolo di Santa Maria Maggiore.
Il disastroso terremoto del 1348 provocò gravi danni alla Chiesa, ma non ne bloccò l'attività religiosa, tanto che passarono diversi anni
prima di iniziare la ricostruzione.
Da documenti noti risulta che solo nel 1368
venne chiamato il maestro veneziano Pierpaolo dalle Masegne (XIV-XV secolo) per il restauro
dell'edificio. Questi rinsaldò i muri, rifece il tetto ed apportò modifiche
alla facciata, tra le quali la sostituzione del primo grandioso rosone con
quello tuttora visibile, inscritto in un quadrato e di minori dimensioni. Anche
i due rosoni minori, corrispondenti alle navate laterali, vennero modificati,
inscrivendoli in quadrati ed inserendo una decorazione a finto loggiato che li
collega.
Nel Settecento, la Chiesa venne quasi completamente trasformata ad
opera dell'architetto Domenico Rossi (1657-1737).
Nel 1735 terminati i lavori, il Patriarca Daniele Dolfin, spesso italianizzato in Delfino (1688-1762) riconsacrò la Cattedrale col nuovo nome di Santa Maria
Annunziata.
All'inizio del Novecento un restauro ha tentato di ridare alla
facciata una veste trecentesca.
Il Duomo di Udine (di Sebi1 - Opera propria) Fonte immagine: Wikimedia Commons |
L'interno, a croce latina, è composto da tre
navate divise da pilastri; lungo ogni navata si aprono alcune Cappelle tra loro
intercomunicanti, così da simulare altre due navate:
La Cappella di San Giuseppe
La Cappella di San Giuseppe
La Cappella della Santissima Trinità
Quando si entra nel Duomo, la Cappella è la prima che si
incontra a destra e venne commissionata dal Patriarca Daniele Dolfin, spesso italianizzato in Delfino (1688-1762).
Sul fianco della Cappella sono presenti due opere di
Pomponio Amalteo (1505-1588), precedentemente portelle dell'organo, che rappresentano la
Probatica piscina e la Resurrezione di Lazzaro.
Trinità (1738)
(di YukioSanjo - Opera propria)
Fonte immagine: Wikimedia Commons
|
La Cappella dei Santi Ermagora e Fortunato
Il Patriarca Daniele Dolfin, spesso italianizzato in Delfino (1688-1762) decise la costruzione della
Cappella a proprie spese.
La Pala che orna l'altare è opera di Giambattista Tiepolo (1696-1770) e rappresenta i Santi Ermagora e Fortunato († Aquileia, 70), protomartiri aquileiesi e Patroni del Patriarcato.
Come si ricava da documenti coevi, il soggetto e
l'impostazione del quadro venne suggerita direttamente dal Patriarca Daniele Dolfin, spesso italianizzato in Delfino (1688-1762), che
chiese al Giambattista Tiepolo (1696-1770) di attenersi per la rappresentazione dei Santi a quella,
ancora esistente, di Cesare Vecellio (1521-1601) conservata nella Chiesa di San Vito, a
Pieve di Cadore. La parte più originale e più caratteristica dell'opera è messa
in rilievo nel paesaggio presente nel fondo.
Santi Ermagora e Fortunato (1736)
(di YukioSanjo - Opera propria)
Fonte immagine: Wikimedia Commons
|
4. La Cappella del Santissimo Sacramento
La Cappella del Santissimo Sacramento
(di Wolfgang Sauber - Opera propria)Fonte immagine: Wikimedia Commons |
Gli affreschi monocromi della parete di fondo sono stati eseguiti da Giambattista Tiepolo (1696-1770) nel 1726, il quale raffigurò il Sacrificio di Isacco sulla sinistra e l'Apparizione dell'Angelo ad Abramo a destra. In alto, gli Angeli Cantori ripresi in scorcio.
Sacrificio di Isacco (1726) (di Wolfgang Sauber - Opera propria) Fonte immagine: Wikimedia Commons |
Resurrezione
(di YukioSanjo - Opera propria)
Fonte immagine: Wikimedia Commons
|
Sulle pareti sono appese le antiche portelle dell'organo settentrionale con la Cacciata dei mercati dal Tempio dipinte da Pomponio Amalteo (1505-1588).
Fonte: wikipedia
Nessun commento:
Posta un commento