Scoprire il Friuli-Venezia Giulia - La Foiba di Basovizza (Basovizza)


La foiba di Basovizza era un profondo pozzo fatto costruire tra i 1901 e il 1908 dalla società boema Škoda per l'estrazione del carbone e poi abbandonata per la sua improduttività.

La profondità verticale era di 256 metri, ed a -254 metri si apriva una galleria lunga circa 700 metri, che arrivava direttamente a Basovizza.

Tra i 1936 e il 1943 vennero eseguite quattro discese.

- nel 1936 la società carbonifera Arsa incaricò un gruppo di speleologi triestini di calarsi nel pozzo; la massima profondità raggiunta fu di -225 metri dato che vennero trovati circa 30 metri di detriti e legname che impedirono di proseguire

- nel 1939 una squadra del Club Alpino Italiano si calò per recuperare il corpo di un abitante di Basovizza che era caduto nella voragine: il cadavere venne trovato alla profondità di -226 metri

- nel 1941 un solo alpinista si calò per recuperare il corpo di una ragazza, giungendo sempre a -226 metri

- il 2 aprile 1943 un gruppo di sette speleologi si calò fino a -220 metri.


Il pozzo minerario dopo il 1945 era profondo 198 metri, per cui si calcolano presumibilmente 250 metri cubi occupati da corpi umani.

Le testimonianze

La documentazione raccolta dagli alleati anglo-americani in merito agli infoibamenti nella Foiba di Basovizza è basata in parte sulle testimonianze dei parroci di S. Antonio in Bosco e di Corgnale, rispettivamente Don Francesco Malalan e Don Virgil Šček, due sacerdoti profondamente anti-italiani.

Le due testimonianze riferivano di processi lampo, a loro dire regolari, tenuti dall'armata jugoslava a carico di alcune centinaia fra agenti dell'Ispettorato locale e militari (compresi circa 40 tedeschi), con fucilazioni e corpi gettati nel pozzo della miniera. Don Malalan, il cui fratello era commissario jugoslavo a Basovizza, affermò che gli ufficiali della IV Armata jugoslava avevano le liste complete delle persone condannate, liste che sarebbero in seguito state pubblicate, cosa che in realtà non avvenne, per dimostrare la legalità delle esecuzioni. Don Malalan, pur invitato dal fratello, non fu presente agli infoibamenti ma testimoniò che don Šček gli aveva confidato d'aver assistito alle uccisioni, dando conforto ad alcuni condannati.

Oltre a quelle dei due sacerdoti, è stata raccolta anche la testimonianza di un'anziana del luogo e di alcuni bambini, che riferirono delle grida dei condannati.

Un'ulteriore ricostruzione degli avvenimenti è contenuta in una relazione del servizio segreto jugoslavo (OZNA) del 3 settembre 1945, nella quale si afferma che "in questa voragine [di Basovizza] ci sono in gran numero cadaveri putrefatti di militari delle SS, della Gestapo, dei 'Gebirgsjaeger', di questurini e anche di quaranta cavalli. I partigiani hanno gettato in questa voragine una notevole quantità di munizioni e poi di esplosivo; a causa dell'esplosione tutti i cadaveri vennero in parte ricoperti da detriti [...]".

Quando le autorità italiane firmarono il Trattato di Parigi (10 febbraio 1947) presentarono ufficialmente un documento con alcune testimonianze sul massacro.


Lo stato attuale

Con D.P.R. dell'11 settembre 1992, la Foiba di Basovizza è stata formalmente riconosciuta Monumento Nazionale.

Il 10 febbraio 2007 dopo una serie di lavori di recupero e di restauro dell'area monumentale è stato ufficialmente inaugurato il nuovo Sacrario in onore dei Martiri delle Foibe.

Fonte: wikipedia