Storia del Friuli-Venezia Giulia - 9 settembre 1943: a Tarvisio inizia la Resistenza italiana


L'8 settembre 1943, alle 19:42, il Maresciallo Pietro Badoglio (1871-1956), Capo del Governo, lesse alla radio il proclama di armistizio di Badoglio, annunciando alla popolazione italiana l'entrata in vigore dell'Armistizio di Cassibile firmato con gli anglo-americani il 3 settembre.

Nelle prime ore del 9 settembre 1943 ebbe luogo a Tarvisio il primo scontro a fuoco della Resistenza Italiana.

Tarvisio era presidiato soltanto da 300 Guardie alla Frontiera (G.a.F.) con a capo il Tenente Colonnello Giovanni Jon, un alpino piemontese. Gli uomini erano alloggiati nella Caserma Italia, fra Tarvisio e il valico di Coccau.




Caserma Italia (Tarvisio)


La loro era una presenza simbolica, in quanto il confine era, fino a quel momento, quello con l'alleato, e la guarnigione era munita solo di  fucili e un paio di mitragliatori Breda.

Dal 25 luglio era presente a Ugovizza un reggimento Waffen SS Gebirgs Karstjäger (Cacciatori del Carso) con a capo il colonnello Hans Brand, e nella piana di Arnoldstein, subito dopo il confine, era stata istituita una base di transito con acquartierate intere divisioni tedesche.

La Caserma Italia non aveva neppure una linea telefonica: le comunicazioni arrivavano e partivano dal centralino pubblico di Tarvisio. Dal pomeriggio dell'8 settembre 1943 a quel centralino si trovava Luigia Picech, detta Gigia, in sostituzione della sorella Rosa. Aveva trentanove anni ed era originaria di Cormons.

Poco dopo le 2 del 9 settembre, attraverso il telefono del centralino pubblico il colonnello Brand mandò un ultimatum agli italiani: veniva concessa loro un'ora per arrendersi e cedere le armi. Il Tenente Colonnello Giovanni Jon, nonostante le condizioni di inferiorità numerica in cui gli italiani si trovavano, cominciò a preparare la difesa della caserma. Alle 3 un ufficiale tedesco portò l'intimazione finale che, però, venne respinta.

I tedeschi circondarono la caserma e cominciarono l'attacco prendendo d'assalto anche il centralino pubblico, difeso da un plotone di fucilieri che tentarono il contrattacco. Con l'aiuto di un cannone anticarro i tedeschi, demolirono una parete e avanzarono: cominciarono i combattimenti corpo a corpo. Luigia Picech, nonostante fosse ferita ad una mano, alla testa e avesse una scheggia nel piede, continuò a tenere aperto il collegamento telefonico con la caserma. Provò anche ad impugnare la pistola di un soldato caduto, ma il suo tentativo di reazione viene bloccato da un soldato tedesco che le puntò la canna del fucile alla gola. Assieme ai sopravvissuti venne condotta a Campo Rosso, nel luogo di raccolta dei prigionieri.

Dopo le 9 del mattino, quando ormai la battaglia durava da oltre 6 ore, il tenente colonnello Jon ordinò il cessate il fuoco, e innalzò un drappo bianco in segno di resa. Anche questi prigionieri vennero condotti a Campo Rosso.

Lì Luigia Picech venne raggiunta da un amico di famiglia, Hans Planger, fiduciario del Terzo Reich a Tarvisio, il quale riuscì a farla scappare facendola nascondere in carro di fieno, che la portò via.

Il primo scontro a fuoco della Resistenza italiana era costato 180 feriti, tra cui il tenente colonnello Jon, e 25 morti tra gli italiani e 60 morti tra i tedeschi.

I 95 superstiti della G.a.F., due giorni dopo vennero fatti partire verso i lager nazisti.

Lo storico Alfio Caruso racconta che attorno alla centralinista Luigia Picech nacquero diverse leggende: alcuni raccontarono che fosse rimasta uccisa durante lo scontro, altri che fosse rimasta con i prigionieri per amore di un soldato o che avesse solo vent'anni. Ma, come ci racconta la cronaca, morirà nel 1981.


Intitolazioni e riconoscimenti

Luigia Picech è stata la prima donna della Resistenza ad essere decorata con laa Medaglia d'Argento.

A lei è intitolata una via a Tarvisio.




Fonte: wikipedia

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