David Maria (al secolo Giuseppe) Turoldo (Coderno, 22 novembre 1916 – Milano, 6 febbraio 1992) è stato un religioso e poeta italiano dell'Ordine dei Servi di Maria.
È ritenuto da alcuni uno dei più rappresentativi esponenti di un cambiamento del cattolicesimo nella seconda metà del '900, il che gli è valso il titolo di coscienza inquieta della Chiesa, mentre altri ritenevano e ritengono assai controverse alcune sue prese di posizione.
Nono di dieci fratelli, Giuseppe
Turoldo nacque a Coderno, frazione del paese friulano di Sedegliano, da una
famiglia contadina, umile e molto religiosa.
A soli 13 anni, fece il suo
ingresso nel convento di Santa Maria al Cengio a Isola Vicentina, sede triveneta
della Casa di Formazione dell'Ordine Servita: il 2 agosto 1935 emise la sua
prima professione religiosa, assumendo il nome di fra' David Maria; il 30
ottobre 1938 pronunciò i voti solenni a Vicenza. Intenzionato a diventare
sacerdote, iniziò gli studi teologici e filosofici a Venezia. Il 18 agosto 1940
venne ordinato presbitero nel Santuario della Madonna di Monte Berico di
Vicenza.
Nel 1940 si trasferì a Milano,
presso il convento di Santa Maria dei Servi in San Carlo al Corso: su invito
del cardinale Ildefonso Schuster, arcivescovo della città e forte sostenitore
del suo ordine, iniziò a tenere la predicazione domenicale presso il duomo
milanese, attività che lo vedrà impegnato per il successivo decennio. Completò
i suoi studi in filosofia all'Università Cattolica di Milano e conseguì la laurea l'11 novembre
1946 con una tesi dal titolo significativo, La fatica della ragione-Contributo per un'ontologia dell'uomo, redatta sotto la guida del prof. Gustavo
Bontadini. Sia Bontadini che Carlo Bo gli offrirono in un secondo momento il ruolo di Assistente
universitario, il primo presso Filosofia Teoretica a Milano, il secondo presso
la cattedra di Letteratura all'Università di Urbino.
L'inizio del suo impegno
Durante l'occupazione nazista di
Milano (8 settembre 1943 - 25 aprile 1945) collaborò attivamente con la
resistenza antifascista, creando e diffondendo dal suo convento il periodico
clandestino l'Uomo. La sua militanza durò
tutta la vita, interpretando il comando evangelico 'essere nel mondo senza
essere del mondo' come un 'essere nel sistema senza essere del
sistema'. Rifiutò sempre di schierarsi con un partito: nel 1948 rifiutò
anche di sostenere la Democrazia Cristiana sostenendo che non bisogna
confondere la Chiesa con un partito, né un partito con la Chiesa.
Il suo impegno a cercare un
confronto di idee deciso e talvolta duro, ma sempre dialettico, si tradusse
nella fondazione, col suo fedele collaboratore fra' Camillo De Piaz, del centro
culturale Corsia dei Servi, il vecchio nome della strada che dal convento dei
serviti conduceva al duomo, dedicato all'approfondimento dei problemi di
attualità, italiani e internazionali, e delle dinamiche che andavano
trasformando la città.
Fu uno dei principali sostenitori
del progetto Nomadelfia, il villaggio nato per accogliere gli orfani di guerra 'con la fraternità come unica legge', fondato da don Zeno Saltini
nell'ex campo di concentramento di Fossoli, presso Carpi: grazie alla sua
abilità di oratore riuscì a raccogliere molti fondi presso la ricca borghesia milanese.
Tra il 1948 e il 1952 si fece conoscere con due raccolte di liriche Io non ho mani, che gli valse il Premio letterario Saint Vincent, e Gli occhi miei lo
vedranno.
Il Santo Uffizio, insospettito
per il suo pensiero troppo "liberale" nel concedere spazio alla
coscienza e per il suo aperto sostegno all'opera ancora incompresa di don Zeno
Saltini, aveva chiesto ai superiori dell'Ordine di allontanarlo dall'Italia.
Iniziò così nel 1953 un lungo itinerario che gli fece toccare diverse Case servite,
in Austria, Baviera, Inghilterra, Stati Uniti, Canada. Furono comunque
esperienze molto interessanti, che lo arricchiranno culturalmente e lo faranno
conoscere e apprezzare ad un vasto mondo.
Il ritorno in Italia
Nel 1955 venne assegnato al convento
della Santissima Annunziata di Firenze, ma solo nel 1964 venne reinserito
stabilmente in Italia, anche per l'interessamento del sindaco Giorgio La Pira,
da sempre attento ai temi del dialogo e della pace tanto cari anche a Turoldo,
di cui divenne buon amico e stretto collaboratore.
Nel 1961 venne trasferito nel
convento di Santa Maria delle Grazie, a Udine. Qui iniziò a frequentare Pier Paolo Pasolini (1922-1975), grazie alla cui collaborazione realizzò il suo unico film, Gli ultimi (1963),
tratto dal suo racconto Io non ero fanciullo, del quale curò anche la sceneggiatura.
Fondò e divenne priore di una piccola comunità, Casa di Emmaus, presso la quale istituì il Centro di studi ecumenici Giovanni XXIII, aperto anche a persone atee e di altre fedi, come quella islamica, all'insegna di un ecumenismo radicale.
Fondò e divenne priore di una piccola comunità, Casa di Emmaus, presso la quale istituì il Centro di studi ecumenici Giovanni XXIII, aperto anche a persone atee e di altre fedi, come quella islamica, all'insegna di un ecumenismo radicale.
L'obbedienza al servizio all'uomo
e alla solidarietà si realizzò anche nella sua attività di notista, con
rubriche fisse su giornali e riviste. Denunciò tutti i soprusi, soprattutto
istituzionali ed economici, e si fece voce degli oppressi, anche di quelli più
lontani, per la libertà e la giustizia. Nel 1974, in occasione del referendum
abrogativo della legge sul divorzio, si schierò per il "no", contro i
cattolici a favore dell'abrogazione, di fatto disobbedendo ai vescovi italiani
e al Papa.
La morte
Affetto ormai da anni da un
tumore al pancreas, dopo un itinerario in vari luoghi di cura, morì
all'ospedale San Pio X di Milano il 6 febbraio 1992. I suoi funerali videro la partecipazione di oltre
tremila persone, gente semplice frammista a intellettuali, in attesa per ore di
arrivare alla sua bara.
Presiedette le esequie il cardinale Carlo Maria Martini, che, qualche mese prima della morte, aveva consegnato a padre Turoldo il primo Premio Giuseppe Lazzati, affermando la propria opinione secondo la quale la Chiesa riconosce la profezia troppo tardi. Un secondo rito funebre venne celebrato nella sua Casa a Fontanella di Sotto il Monte (BG), nel cui piccolo cimitero venne sepolto.
Presiedette le esequie il cardinale Carlo Maria Martini, che, qualche mese prima della morte, aveva consegnato a padre Turoldo il primo Premio Giuseppe Lazzati, affermando la propria opinione secondo la quale la Chiesa riconosce la profezia troppo tardi. Un secondo rito funebre venne celebrato nella sua Casa a Fontanella di Sotto il Monte (BG), nel cui piccolo cimitero venne sepolto.
Fonte: wikipedia
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