Personalità legate al Friuli-Venezia Giulia - Ippolito NIEVO (1831-1861)


"... il Friuli è un piccolo compendio dell'universo, alpestre piano e lagunoso in sessanta miglia da tramontana a mezzodì..."

   - da Le confessioni d'un italiano capitolo I, 1867 -


Ippolito Nievo (Padova, 30 novembre 1831 – mar Tirreno, 4 marzo 1861), discendente del Conte poeta Ermes di Colloredo (1622-1692), è stato uno scrittore e patriota dell'800.


Ippolito Nievo
Ippolito Nievo
Fonte immagine: Wikimedia Commons


Biografia

Ippolito Nievo nasce a Padova nel 1831, nel palazzo Mocenigo-Querini, primogenito di Antonio, un magistrato della piccola nobiltà mantovana, e di Adele Marin, figlia della contessa friulana Ippolita di Colloredo e del patrizio veneziano Carlo Marin, intendente di finanza a Verona. I conti di Colloredo Mels sono titolari del feudo di Monte Albano, dove sorge il Castello di Colloredo, a mezza strada tra Tricesimo e San Daniele del Friuli, luoghi frequentati nell'infanzia da Ippolito quando, nel 1837, il padre viene trasferito da Soave nella pretura di Udine.

Nel gennaio del 1852 iniziò un'attività di pubblicista nel quotidiano bresciano La Sferza. Alla fine dell'anno si iscrisse all'Università di Padova, riaperta dal governo austriaco dopo le agitazioni liberali e, recandosi spesso in Friuli, collaborò con la rivista L'Alchimista Friulano, dove nel 1854 pubblicò anche sue poesie raccolte in un volume dall'editore Vendrame di Udine; una seconda raccolta viene pubblicata l'anno dopo.

Tra i suoi soggiorni friulani ricordiamo quello nella Villa Colloredo-Mels, oggi Mainardi-Bianchi, a Gorizzo di Camino al Tagliamento, ospite di Elisabetta di Colloredo, sorella della nonna materna.

Nel 1855, deluso dalla situazione politica italiana, si ritirò nel Castello di Colloredo a Colloredo di Monte Albano, dove si dedicò attivamente alla produzione letteraria ambientando proprio qui quello che fu il suo capolavoro letterario: Le confessioni di un italiano. La cucina del castello, ad esempio, è proprio quella descritta nel romanzo. Il romanzo verrà pubblicato postumo nel 1867 dall'editore Le Monnier con il titolo rivisto Le confessioni di un ottuagenario.

Nel novembre dello stesso anno si laureò e cominciò a frequentare lo studio del notaio Francesco Tamassia, assecondando la famiglia che desiderava intraprendesse la professione notarile.


La Spedizione dei Mille

Nel 1859 entrò a far parte dei Cacciatori delle Alpiuna brigata di volontari, agli ordini di Giuseppe Garibaldi (1807-1882), che combatté una campagna di liberazione nella Lombardia settentrionale, nel corso della Seconda Guerra di Indipendenza Italiana, contro l'esercito imperiale austriaco.

L'anno seguente si unì ai volontari garibaldini e partecipò alla Spedizione dei Mille: il 5 maggio 1860 salpò da Quarto al Mare, appartenente allora al territorio del Regno di Sardegna, alla volta della Sicilia, nel Regno delle Due Sicilie a bordo del Piroscafo Lombardo insieme a Nino Bixio (1821-1873) e Cesare Abba (1838-1910). Distintosi a Calatafimi e a Palermo, gli venne affidata la nomina di Intendente di prima classe dell'impresa dei Mille con incarichi amministrativi, divenendo il vice di Giovanni Acerbi (1825-1869). Fu anche attento cronista della Spedizione (Diario della spedizione dal 5 al 28 maggio e Lettere garibaldine).

Avendo ricevuto l'incarico di riportare dalla Sicilia i documenti amministrativi della Spedizione, morì durante la navigazione da Palermo a Napoli, nella notte tra il 4 e il 5 marzo 1861, nel naufragio del vapore Ercole avvenuto al largo della costa sorrentina in vista del golfo di Napoli. Nel naufragio tutte le persone imbarcate morirono e né relitti né cadaveri furono restituiti dal mare.

Le circostanze misteriose del naufragio alimentarono ipotesi di un complotto politico.

Fonte: wikipedia

Nessun commento: