La grande guerra è un film del 1959 diretto da Mario Monicelli (1915-2010), prodotto da Dino De Laurentiis (1919-2010) e interpretato da Alberto Sordi e Vittorio Gassman.
Set del film La grande guerra Al centro, in maglia bianca, Mario Monicelli (1915-2010) Fonte immagine: Wikipedia |
È considerato uno dei migliori
film italiani sulla guerra e uno dei capolavori della storia del cinema.
Vincitore del Leone d'oro al Festival del Cinema di Venezia ex aequo con Il generale Della Rovere di Roberto Rossellini e nominato all'Oscar quale miglior pellicola straniera, si aggiudicò inoltre tre David di Donatello e due Nastri d'argento. Ottenne un enorme successo anche all'estero, soprattutto in Francia.
Vincitore del Leone d'oro al Festival del Cinema di Venezia ex aequo con Il generale Della Rovere di Roberto Rossellini e nominato all'Oscar quale miglior pellicola straniera, si aggiudicò inoltre tre David di Donatello e due Nastri d'argento. Ottenne un enorme successo anche all'estero, soprattutto in Francia.
È stato
successivamente inserito nella lista dei 100 film italiani da salvare, 100 pellicole che hanno cambiato la memoria collettiva del Paese tra il
1942 e il 1978.
"Io dico che se vinciamo questa
guerra con i mezzi che abbiamo, siamo davvero un grande esercito"
- Tenente Gallina nel film -
La ricostruzione bellica
dell'opera è, da un punto di vista storico, uno dei migliori contributi del
cinema italiano allo studio della Prima guerra mondiale.
Per la prima volta la sua
rappresentazione venne depurata dalla propaganda retorica divulgata durante il
Regime Fascista e nel secondo dopoguerra, in cui persisteva il mito di una guerra
favolosa ed eroica dell'Italia, e per questo la pellicola ebbe problemi di
censura al momento dell'uscita nelle sale, e venne vietata ai minori di 18
anni. Fino a quel momento, infatti, i soldati italiani erano stati
continuamente ritratti come valorosi disposti ad immolarsi per la patria. Emblematica ed indimenticabile in questo senso la scena dei festeggiamenti nel
paese (subito trasformatisi in silenzioso dolore) e della retorica ostentata da
autorità ed intellettuali al rientro delle truppe dalla sconfitta di Caporetto.
Il film denunciò inoltre
l'assurdità e la violenza del conflitto, le condizioni di vita miserevoli della
gente e dei militari, ma anche i forti legami di amicizia nati nonostante le
differenze di estrazione culturale e geografica.
La convivenza obbligata di questi regionalismi (e provincialismi), mai venuti a contatto in modo così prolungato, contribuì a formare in parte uno spirito nazionale fino ad allora quasi inesistente, in forte contrasto con i comandi e le istituzioni, percepite come le principali responsabili di quel massacro.
La convivenza obbligata di questi regionalismi (e provincialismi), mai venuti a contatto in modo così prolungato, contribuì a formare in parte uno spirito nazionale fino ad allora quasi inesistente, in forte contrasto con i comandi e le istituzioni, percepite come le principali responsabili di quel massacro.
Trama
Il romano Oreste Jacovacci e il
milanese Giovanni Busacca si conoscono durante la chiamata alle armi della
Prima Guerra Mondiale. Oreste in quell'occasione promette a Giovanni di farlo
riformare in cambio di denaro, ma lo inganna e i due si rincontrano sul treno
per il fronte, dopo l'ira iniziale di Giovanni, finiscono per simpatizzare e
per divenire amici. Seppure di carattere completamente diverso sono uniti dalla
mancanza di qualsiasi ideale e dalla volontà di evitare ogni pericolo e uscire
indenni dalla guerra. Attraversate numerose peripezie durante l'addestramento,
i combattimenti e i rari momenti di congedo, in seguito alla Disfatta di
Caporetto vengono comandati come staffette portaordini, mansione molto
pericolosa, che viene loro affidata perché considerati come i "meno
efficienti" a causa del loro limitato valore militare.
Dopo aver svolto la loro
missione, si coricano nella stalla di un avamposto poco lontano dalla prima
linea, ma una repentina avanzata degli Austriaci li 'trasporta' in
territorio nemico, dove vengono presto catturati. Sorpresi ad indossare
cappotti dell' Esercito austro-ungarico nel tentativo di fuggire, vengono
accusati di spionaggio e minacciati di fucilazione. Sopraffatti dalla paura
ammettono di essere in possesso di informazioni cruciali sul contrattacco
italiano sul Piave, e pur di salvarsi decidono di passarle al nemico.
L'arroganza dell'ufficiale austriaco ed una battuta di disprezzo verso gli
italiani («...courage?! Fegato dicono... Quelli conoscono soltanto fegato alla
veneziana con cipolla, e presto mangeremo anche noi quello») ridà forza alla
loro dignità portandoli a mantenere il segreto fino all'esecuzione capitale,
l'uno insultando spavaldamente il capitano nemico («Giovanni Busacca
all'ufficiale austriaco: "[...] e allora... senti un po', visto che parli
così, io non ti dico proprio un bel niente. Hai capito?! Faccia di
m***a!"») e l'altro che, dopo la fucilazione del compagno, finge di non
essere a conoscenza delle informazioni e viene così subitaneamente fucilato
poco dopo l'amico. La battaglia si conclude poco tempo dopo con la vittoria
dell'esercito italiano che rioccupa poco dopo la postazione caduta in mano agli
Austriaci, senza che nessuno venga a conoscenza del valore del loro sacrificio.
Il loro sacrificio non è inutile: i loro compagni sono all'attacco e la
vittoria non è lontana. I soldati pensano che anche questa volta i due amici
l'hanno scampata; invece non sanno che sono morti per non tradire la patria.
La grande guerra - 1959
La grande guerra - 1959
Produzione
La grande guerra nacque da
un'idea di Luciano Vincenzoni (1926-2013), influenzato dal racconto Due amici di Guy de Maupassant.
Quando Mario Monicelli (1915-2010) portò il soggetto a Dino De Laurentiis (1919-2010), il produttore dimostrò subito grande interesse e accettò con l'idea di mettere insieme Vittorio Gassman (reduce dal grande successo de I soliti ignoti) e Alberto Sordi.
Quando Mario Monicelli (1915-2010) portò il soggetto a Dino De Laurentiis (1919-2010), il produttore dimostrò subito grande interesse e accettò con l'idea di mettere insieme Vittorio Gassman (reduce dal grande successo de I soliti ignoti) e Alberto Sordi.
Il giornalista e scrittore Carlo Salsa (1893-1962), che aveva combattuto realmente in quei luoghi, prestò la sua opera di
consulente, arricchendo la trama, i dialoghi e lo sfondo, di particolari vividi
ed originali.
Riprese
Le riprese del film furono
effettuate anche in Friuli: qui vennero scavate delle trincee e ricostruite le
retrovie.
Dopo alcuni giorni di riprese, Mario Monicelli (1915-2010) ricevette una telefonata da Dino De Laurentiis (1919-2010) che aveva visto i giornalieri della pellicola, dove i soldati e gli ufficiali apparivano laceri, sporchi; Mario Monicelli (1915-2010), infatti, faceva bagnare con delle pompe un largo tratto di terra, e poi diceva alle comparse di rotolarsi nel fango.
Il produttore disse al regista che la cosa era esagerata e tentò in tutti i modi di dissuaderlo, dicendo che non poteva far vedere l'esercito in quelle condizioni, che il pubblico non avrebbe accettato.
Dopo varie discussioni Dino De Laurentiis (1919-2010) alla fine gli diede ragione.
Dopo alcuni giorni di riprese, Mario Monicelli (1915-2010) ricevette una telefonata da Dino De Laurentiis (1919-2010) che aveva visto i giornalieri della pellicola, dove i soldati e gli ufficiali apparivano laceri, sporchi; Mario Monicelli (1915-2010), infatti, faceva bagnare con delle pompe un largo tratto di terra, e poi diceva alle comparse di rotolarsi nel fango.
Il produttore disse al regista che la cosa era esagerata e tentò in tutti i modi di dissuaderlo, dicendo che non poteva far vedere l'esercito in quelle condizioni, che il pubblico non avrebbe accettato.
Dopo varie discussioni Dino De Laurentiis (1919-2010) alla fine gli diede ragione.
Le scene per la maggior parte
vennero girate in provincia di Udine, Gemona del Friuli, a Venzone, a Sella
Sant'Agnese, nel forte di Palmanova e a Nespoledo di Lestizza dal 25 maggio a
metà giugno del 1959.
Altre scene vennero girate in Campania a San Pietro Infine e nel Lazio lungo il torrente Farfa tra Fara Sabina e Montopoli di Sabina. La scena della fucilazione e quella finale presso il Castellaccio dei Monteroni a Ladispoli (RM).
Altre scene vennero girate in Campania a San Pietro Infine e nel Lazio lungo il torrente Farfa tra Fara Sabina e Montopoli di Sabina. La scena della fucilazione e quella finale presso il Castellaccio dei Monteroni a Ladispoli (RM).
SCHEDA DEL FILM
Anno: 1959
Colore:
B/N
Audio: sonoro
Genere: guerra,
tragicommedia
Regia: Mario Monicelli (1915-2010)
Interpreti e
personaggi:
- Alberto Sordi - Oreste Jacovacci
- Vittorio Gassman - Giovanni Busacca
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