Wilhelm Oberdank, italianizzato in Guglielmo Oberdan (Trieste, 1° febbraio 1858 – 20 dicembre 1882), è stato un patriota ed esponente dell'irredentismo italiano.
Gugliemo Oberdan da La Lettura - Rivista mensile del Corriere della Sera Anno XVI - N.2 - Febbraio 1916 - pag.134 Fonte immagine: wikipedia |
Biografia
Wilhelm Oberdank era
figlio illegittimo di Josepha Maria Oberdank, una domestica e cuoca
di origine slovena di Gorizia e del soldato veneto Valentino Falcier,
arruolato nell'esercito dell'Impero austro-ungarico. Quando il padre abbandonò
la madre, questa si sposò con un altro uomo, Franz Ferencich, un facchino del
porto con quattro figli, che non riconobbe Wilhelm e che quindi mantenne il
cognome della madre.
Da ragazzo italianizzò il proprio nome e cognome in Guglielmo Oberdan per rivendicare la propria italianità.
Si distinse nelle attività scolastiche frequentando la scuola elementare italiana e nel 1869-1970 la Civica Scuola Reale Superiore, una scuola per borghesi. In questi anni iniziò a leggere molto, concentrandosi su alcuni scrittori, come Voltaire, Montesquieu e Mazzini, che ne influenzarono la vita.
Da ragazzo italianizzò il proprio nome e cognome in Guglielmo Oberdan per rivendicare la propria italianità.
Si distinse nelle attività scolastiche frequentando la scuola elementare italiana e nel 1869-1970 la Civica Scuola Reale Superiore, una scuola per borghesi. In questi anni iniziò a leggere molto, concentrandosi su alcuni scrittori, come Voltaire, Montesquieu e Mazzini, che ne influenzarono la vita.
Nel 1877, grazie ad una borsa di studio del Comune di Trieste, poté iscriversi al Politecnico di Vienna. Trovò un alloggio economico nella casa di una vedova presso Loiusengasse, sulla Wieden.
Ben presto divenne una figura-guida tra gli studenti italiani, e durante una festa organizzata da alcuni studenti polacchi, definì la Polonia "sorella dell'Italia nella sfortuna". Nel marzo dell'anno seguente, però, poiché l'Austria aveva proclamato la mobilitazione per occupare militarmente la Bosnia e l'Erzegovina, come era stato deciso nel Congresso di Berlino, ricevette la chiamata alle armi e dovette interrompere gli studi. Venne assegnato al 22° Reggimento di Fanteria Freiherr von Weber.
Per non combattere contro l'Italia agli ordini dell'Impero austro-ungarico, decise subito di disertare e, aiutato da organizzazioni patriottiche italiane, la notte tra il 16 e il 17 luglio 1878 abbandonò Vienna per trasferirsi a Roma, dove frequentò i movimenti degli ex garibaldini e quelli irredentisti.
Poté anche iscriversi all'università, per completare gli studi in ingegneria ma all'ultimo anno fu costretto ad interromperli poiché, a causa di alcune sue opinioni espresse, gli venne revocato il sussidio assegnatogli dallo Stato italiano. Da lì in poi dovette iniziare a darsi da fare per vivere, disegnando per alcuni studi d'ingegneria e traducendo dal tedesco all'italiano per alcuni giornali.
Mentre leggeva opere del filosofo inglese John Stuart Mill, divenne sempre più attivo all'interno dei movimenti attivisti.
Nella sua stanza a Trastevere aveva appesi ai muri due ritratti: quello di Gesù e quello di Garibaldi. Nel luglio 1879, Guglielmo Oberdan ricevette a Roma un bacio sulla fronte dal suo "idolo", Giuseppe Garibaldi. Alla sua morte, avvenuta nel 1882, Guglielmo Oberdan marciò dietro al carro funebre con la bandiera di Trieste al collo per dimostrare il suo lutto.
Nel luglio 1882 incontrò Matteo Renato Imbriani (1843-1901), leader del movimento irredentista e co-fondatore dell'associazione Italia irredenta. In quel momento Oberdan prese la decisione che Trieste potesse essere separata dal dominio austriaco solo grazie al suo stesso martirio.
La notte del 2 agosto, lungo il corso di Trieste, un uomo mai identificato lanciò una bomba lungo un corteo di veterani dell'esercito austroungarico, causando la morte del sedicenne Angelo Fortis ed il ferimento di altre 10 persone. La sera del 17 agosto, grazie ad una soffiata alla polizia, una bomba del tutto simile venne sequestrata a bordo del piroscafo Lloyd Milano che proveniva da Venezia. Gli episodi, di cui rimangono ignoti i reali esecutori, sono riconducibili ad un proclama del 31 luglio 1882 pubblicato dal giornale La stampa il 5 agosto 1882, in cui un gruppo che si firmava I Triestini, lanciava invettive ed invitava il boicottaggio alla Esposizione Industriale di Trieste inaugurata il primo di agosto da Carlo Ludovico d'Asburgo-Lorena, fratello di Francesco Giuseppe I d'Austria.
Non si sa se la
prima bomba venne lanciata effettivamente da Guglielmo Oberdan, ma quasi sicuramente questo fatto scatenò in lui la voglia di immolarsi per la patria.
Lo scoraggiamento degli esuli che avevano riposto in Garibaldi le loro speranze, spinse Oberdan ad organizzare un attentato, assieme ad altri irredentisti, tra cui l'istriano Donato Ragosa (1856-1909), con cui si era sempre mantenuto in contatto, contro Francesco Giuseppe I d'Austria (1830-1916) in visita a Trieste in occasione dei 500 anni di dedizione della città all'Austria, la "fidelissima" fin dal 1382: il tentativo era quello di fare crollare il progetto della Triplice alleanza.
Guglielmo Oberdan cercò, allora, di trasportare da Roma a Trieste due bombe alla Orsini; giunse assieme a Donato Ragosa (1856-1909) a Ronchi presso Monfalcone, ma il suo ingresso clandestino in territorio austriaco nei pressi di Versa venne notato e Guglielmo Oberdan venne arrestato. Nonostante durante il primo interrogatorio avesse dichiarato di chiamarsi Rossi, in seguito, davanti al giudice distrettuale Dandini, confessò il suo intento di voler attraversare il confine per recarsi con le due bombe a Trieste.
Lo scoraggiamento degli esuli che avevano riposto in Garibaldi le loro speranze, spinse Oberdan ad organizzare un attentato, assieme ad altri irredentisti, tra cui l'istriano Donato Ragosa (1856-1909), con cui si era sempre mantenuto in contatto, contro Francesco Giuseppe I d'Austria (1830-1916) in visita a Trieste in occasione dei 500 anni di dedizione della città all'Austria, la "fidelissima" fin dal 1382: il tentativo era quello di fare crollare il progetto della Triplice alleanza.
Guglielmo Oberdan cercò, allora, di trasportare da Roma a Trieste due bombe alla Orsini; giunse assieme a Donato Ragosa (1856-1909) a Ronchi presso Monfalcone, ma il suo ingresso clandestino in territorio austriaco nei pressi di Versa venne notato e Guglielmo Oberdan venne arrestato. Nonostante durante il primo interrogatorio avesse dichiarato di chiamarsi Rossi, in seguito, davanti al giudice distrettuale Dandini, confessò il suo intento di voler attraversare il confine per recarsi con le due bombe a Trieste.
Il 20 ottobre
1882, davanti all'Imperial-Regio Tribunale della Guarnigione di Trieste, Guglielmo Oberdan venne condannato a morte per impiccagione dalla giustizia austriaca per
alto tradimento, diserzione in tempo di pace, resistenza violenta all'arresto e
cospirazione, reo
confesso di aver preparato un attentato contro Francesco Giuseppe I d'Austria (1830-1916).
Il 4 novembre la condanna venne confermata e all'alba del 20 dicembre venne impiccato nel cortile interno della Caserma Grande di Trieste.
Il 4 novembre la condanna venne confermata e all'alba del 20 dicembre venne impiccato nel cortile interno della Caserma Grande di Trieste.
C'era una volta...
Mentre il boia Willenbacher, venuto direttamente da Vienna, gli metteva il cappio al collo, Oberdan esclamò: "Evviva l'Italia! Evviva Trieste libera!"
Immediatamente dopo la sua morte venne elevato al rango di martire. In conseguenza di ciò aumentarono le adesioni al movimento irredentista, e la lotta contro la supremazia austriaca raggiunse il suo picco, mentre Trieste fino al 1914 fu uno dei più caldi focolai di lotte nazionaliste nell'Austria-Ungheria.
Immediatamente dopo la sua morte venne elevato al rango di martire. In conseguenza di ciò aumentarono le adesioni al movimento irredentista, e la lotta contro la supremazia austriaca raggiunse il suo picco, mentre Trieste fino al 1914 fu uno dei più caldi focolai di lotte nazionaliste nell'Austria-Ungheria.
Durante la Prima guerra mondiale, la propaganda nazionalista italiana strumentalizzò Guglielmo Oberdan e il suo
martirio, al fine di creare un consenso nazionale nella popolazione italiana.
Intitolazioni e riconoscimenti
A Trieste a Guglielmo Oberdan è stato dedicato un mausoleo che affianca il
Palazzo del Consiglio regionale del Friuli-Venezia Giulia, sorto nello stesso
luogo dove all'epoca dei fatti si trovava la Caserma in cui venne impiccato.
Sempre a Trieste gli è stato dedicato un liceo scientifico, mentre numerose piazze, vie e istituti scolastici sono stati a lui dedicati in quasi tutte le città italiane, dal primo dopoguerra fino ai giorni nostri.
Guglielmo Oberdan è ricordato ne la Canzone del Piave, insieme a
Nazario Sauro e Cesare Battisti, oltre che nell'Inno a Oberdan.
Per commemorarlo, Giosuè Carducci (1835-1907) pubblicò sul Resto del Carlino un'epigrafe in suo onore, che venne successivamente incisa su una lapide:
IN MEMORIA XX DICEMBRE
1882
GUGLIELMO OBERDAN MORTO SANTAMENTE PER L'ITALIA,
TERRORE AMMONIMENTO
GUGLIELMO OBERDAN MORTO SANTAMENTE PER L'ITALIA,
TERRORE AMMONIMENTO
RIMPROVERO AI TIRANNI DI
FUORI AI VIGLIACCHI DI DENTRO
GIOSUÈ CARDUCCI - XX DICEMBRE 1907
La quinta galleria della Strada delle 52 Gallerie o Strada della Prima Armata del Monte Pasubio, scavate in occasione dei combattimenti della Prima guerra mondiale, porta il suo nome.
Lo scrittore triestino di lingua slovena Boris Pahor (Trieste, 1913) scrisse un racconto dal titolo Piazza Oberdan, in cui inserì gli eventi
della vita di Guglielmo Oberdan.
Lo scrittore italiano Enzo Bettiza (Spalato, 1927) descrisse Guglielmo Oberdan nel
suo racconto Il fantasma di Trieste, sotto il nome fittizio di Stefano Nardenk/Narden.
Fonte: wikipedia
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