La leggenda del Piave, meglio conosciuta come la canzone del Piave, è una delle più celebri canzoni patriottiche italiane.
Il brano venne scritto di getto la notte del 23 giugno 1918, poco dopo il termine della Battaglia del Solstizio (15-22 giugno 1918), in
seguito alla resistenza e alla vittoria italiana sul Piave, dal maestro Ermete Giovanni Gaeta (1884-1961), noto con lo pseudonimo di E.A. Mario, il quale rinunciò ai diritti d'autore sulla canzone.
Nel novembre del 1941 Ermete Giovanni Gaeta (1884-1961) volle rendere un tributo alla Patria: donò le prime cento tra tutte le medaglie che aveva ricevuto dai comuni del Piave, da associazioni di combattenti, e da privati cittadini come riconoscimento per la canzone, oltre che le fedi nuziali sua e di sua moglie.
Nel novembre del 1941 Ermete Giovanni Gaeta (1884-1961) volle rendere un tributo alla Patria: donò le prime cento tra tutte le medaglie che aveva ricevuto dai comuni del Piave, da associazioni di combattenti, e da privati cittadini come riconoscimento per la canzone, oltre che le fedi nuziali sua e di sua moglie.
La leggenda del Piave - Ermete Giovanni Gaeta - 1918
Il Piave mormorava calmo e placido al passaggio
dei primi fanti il ventiquattro maggio;
l'esercito marciava per raggiunger la frontiera
per far contro il nemico una barriera!
Muti passaron quella notte i fanti,
tacere bisognava e andare avanti.
S'udiva intanto dalle amate sponde
sommesso e lieve il tripudiar de l'onde.
Era un presagio dolce e lusinghiero.
il Piave mormorò: "Non passa lo straniero!"
Ma in una notte triste si parlò di tradimento
e il Piave udiva l'ira e lo sgomento.
Ahi, quanta gente ha visto venir giù, lasciare il tetto,
per l'onta consumata a Caporetto.
Profughi ovunque dai lontani monti,
venivano a gremir tutti i ponti.
S'udiva allor dalle violate sponde
sommesso e triste il mormorio de l'onde.
Come un singhiozzo in quell'autunno nero
il Piave mormorò: "Ritorna lo straniero!"
E ritornò il nemico per l'orgoglio e per la fame
voleva sfogar tutte le sue brame,
vedeva il piano aprico di lassù: voleva ancora
sfamarsi e tripudiare come allora!
No, disse il Piave, no, dissero i fanti,
mai più il nemico faccia un passo avanti!
Si vide il Piave rigonfiar le sponde
e come i fanti combattevan l'onde.
Rosso del sangue del nemico altero,
il Piave comandò: "Indietro va', straniero!"
Indietreggiò il nemico fino a Trieste fino a Trento
e la Vittoria sciolse l'ali al vento!
Fu sacro il patto antico, tra le schiere furon visti
risorgere Oberdan, Sauro e Battisti!
Infranse alfin l'italico valore
le forche e l'armi dell'Impiccatore!
Sicure l'Alpi, libere le sponde,
e tacque il Piave, si placaron l'onde.
Sul patrio suol vinti i torvi Imperi,
la Pace non trovò né oppressi, né stranieri!
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