Dietro al cimitero di Cercivento, in provincia di Udine, c'è un piccolo cippo in pietra con una targa in ottone, quattro nomi e il Tricolore. E' un monumento unico in Europa perché è dedicato a quattro soldati formalmente "traditori".
Questo fatto è passato alla storia come la decimazione di Cercivento e i quattro soldati come i fucilati di Cercivento.
Nel giugno del 1916 alla 109° Compagnia del Battaglione Monte Arvenis, composta in maggioranza da giovani della Carnia, venne ordinato di conquistare la cima due del Cellon, il picco sovrastante Passo di Monte Croce Carnico (1.360 m).
Alla Compagnia venne dato l'ordine di attaccare in pieno giorno le postazioni austriache che si trovavano a quota 2200.
Essendo di quei posti, conoscevano bene i rischi di un attacco frontale in quella posizione. E, probabilmente, all'inizio della Prima guerra mondiale avevano rifiutato, a loro rischio e pericolo, di arruolarsi con gli austriaci.
L'accusa
Gli alpini vennero accusati dal proprio Comandante di Compagnia, il Capitano Armando Ciofi, di rivolta in presenza del nemico. In realtà il rifiuto di quei soldati a conquistare la cima est della Creta di Collinetta, la sera del 23 giugno del 1916, era motivato dalla consapevolezza che l'operazione sarebbe stata un suicidio. A conferma di questa verità c'è il fatto che la cima del Cellon venne espugnata da un'altra Compagnia, e l'attacco avvenne di notte proprio come avevano suggerito i "disertori" fucilati.
Il processo
In base all'Articolo 114 del Codice Penale Militare l'accusa di rivolta in presenza del nemico, per i quattro alpini si commutò in condanna a morte perché reputati i "capi" della rivolta, mentre per altri 29 vennero condannati a pene da 10 a tre anni per un totale di 145 anni di carcere complessivi.
I 4 alpini furono fucilati di evitare ammutinamenti, ribellioni o atti di codardia all'interno del Regio Esercito italiano, con l'obiettivo, quindi, "di dare l'esempio".
Gli alpini vennero accusati dal proprio Comandante di Compagnia, il Capitano Armando Ciofi, di rivolta in presenza del nemico. In realtà il rifiuto di quei soldati a conquistare la cima est della Creta di Collinetta, la sera del 23 giugno del 1916, era motivato dalla consapevolezza che l'operazione sarebbe stata un suicidio. A conferma di questa verità c'è il fatto che la cima del Cellon venne espugnata da un'altra Compagnia, e l'attacco avvenne di notte proprio come avevano suggerito i "disertori" fucilati.
Il processo
La mattina del 29 giugno il battaglione venne consegnato ai Carabinieri e portato nella Chiesa del paese, unica sala sufficientemente ampia da contenerli tutti, dove era stata organizzata
l'aula del tribunale, dalla quale il parroco, sfidando i militari, aveva portato via il Crocifisso.
Il processo, condotto da un Tribunale Speciale Militare presieduto dal Generale Porta, iniziò alle 17 del 29 giugno e si concluse alle 24 del 30 giugno.
Il processo, condotto da un Tribunale Speciale Militare presieduto dal Generale Porta, iniziò alle 17 del 29 giugno e si concluse alle 24 del 30 giugno.
Le condanne vennero emesse alle 3 del mattino.
In base all'Articolo 114 del Codice Penale Militare l'accusa di rivolta in presenza del nemico, per i quattro alpini si commutò in condanna a morte perché reputati i "capi" della rivolta, mentre per altri 29 vennero condannati a pene da 10 a tre anni per un totale di 145 anni di carcere complessivi.
I 4 alpini furono fucilati di evitare ammutinamenti, ribellioni o atti di codardia all'interno del Regio Esercito italiano, con l'obiettivo, quindi, "di dare l'esempio".
La fucilazione
La fucilazione venne eseguita il 1° luglio davanti al muro di cinta del piccolo cimitero di Cercivento.
Le vittime
- Caporale Basilio Matiz, da Timau (22 anni)
- Caporale Giovanni Battista Coradazzi, da Forni di Sopra
- Soldato Angelo Massaro, da Maniago
CURIOSITA'
Teatro
- Cercivento - di e con Riccardo Maranzana e Massimo Somaglino, dal testo Prima che sia giorno di Carlo Tolazzi (2009)
CURIOSITA'
Teatro
- Cercivento - di e con Riccardo Maranzana e Massimo Somaglino, dal testo Prima che sia giorno di Carlo Tolazzi (2009)
Nessun commento:
Posta un commento