La beffa di Buccari è stata un'incursione militare effettuata
contro le navi austro-ungariche ormeggiate nella baia di Buccari, da parte di incursori della Regia Marina su dei motoscafi
armati siluranti (MAS) nella notte tra il 10 e l'11 febbraio
1918, durante la Prima
guerra mondiale.
Nonostante le limitate conseguenze materiali, tale azione
ebbe l'effetto di risollevare il morale dell'Italia, messo a durissima prova
dallo sfondamento di Caporetto, avvenuto alcuni mesi prima.
Dopo la vittoriosa incursione nel vallone di Muggia, del dicembre 1917, in cui i MAS 9 e 13, guidati rispettivamente dal Sottotenente di Vascello Luigi Rizzo (1887-1951) e Andrea Ferrarini, avevano affondato la corazzata austro-ungarica SMS Wien e danneggiato la SMS Budapest, si decise un'azione di forzamento della baia di Buccari dove erano ormeggiate diverse unità navali nemiche.
Dopo la vittoriosa incursione nel vallone di Muggia, del dicembre 1917, in cui i MAS 9 e 13, guidati rispettivamente dal Sottotenente di Vascello Luigi Rizzo (1887-1951) e Andrea Ferrarini, avevano affondato la corazzata austro-ungarica SMS Wien e danneggiato la SMS Budapest, si decise un'azione di forzamento della baia di Buccari dove erano ormeggiate diverse unità navali nemiche.
I preparativi
Il 9 gennaio 1918 l'Ammiraglio Luigi Cito emanò le direttive
con foglio d'ordini 148 RR.P.
Il giorno seguente, l'Ammiraglio Casanova, comandante della Divisione Navale di Venezia, emanò gli ordini dettagliati per l'esecuzione dell'operazione nella baia di Buccari.
Le condizioni meteorologiche però non consentirono l'uscita che quindi venne rinviata fino al 4 febbraio, quando la ricognizione di un idrovolante su Pola, Fiume e Buccari segnalò la presenza di quattro unità nemiche nella rada di Buccari.
Così il 7 febbraio, tramite il foglio 514 RR.P. e l'8 con il foglio 60 RR. vennero di nuovo emanati gli ordini esecutivi per l'azione.
Le unità designate all'operazione furono il MAS 94 (Sottotenente di Vascello CREM Andrea Ferrarini), il MAS 95 (Tenente di Vascello compl. Profeta De Santis), e il MAS 96 (Capitano di Corvetta Luigi Rizzo) con a bordo il Comandante di missione Capitano di Fregata Costanzo Ciano (1876-1939) e Gabriele D'Annunzio (1863-1938).
Il giorno seguente, l'Ammiraglio Casanova, comandante della Divisione Navale di Venezia, emanò gli ordini dettagliati per l'esecuzione dell'operazione nella baia di Buccari.
La baia di Buccari (di Nati13 - Opera Propria) Fonte immagine: Wikimedia Commons |
Le condizioni meteorologiche però non consentirono l'uscita che quindi venne rinviata fino al 4 febbraio, quando la ricognizione di un idrovolante su Pola, Fiume e Buccari segnalò la presenza di quattro unità nemiche nella rada di Buccari.
Così il 7 febbraio, tramite il foglio 514 RR.P. e l'8 con il foglio 60 RR. vennero di nuovo emanati gli ordini esecutivi per l'azione.
Le unità designate all'operazione furono il MAS 94 (Sottotenente di Vascello CREM Andrea Ferrarini), il MAS 95 (Tenente di Vascello compl. Profeta De Santis), e il MAS 96 (Capitano di Corvetta Luigi Rizzo) con a bordo il Comandante di missione Capitano di Fregata Costanzo Ciano (1876-1939) e Gabriele D'Annunzio (1863-1938).
I protagonisti della beffa di Buccari: da sinistra
Fonte immagine: wikipediaLuigi Rizzo (1887-1951), Gabriele D'Annunzio (1863-1938) |
Gli ordini prevedevano la costituzione di tre gruppi navali
di cacciatorpediniere ed esploratori a traino e sostegno dei tre motoscafi armati siluranti (MAS):
- 1° gruppo (Capitano di Fregata Pietro Lodolo) composto
dall'esploratore Aquila e dai caccia Acerbi, Sirtori, Stocco, Ardente e Ardito;
le unità dovevano ancorarsi a Porto Levante e tenersi pronte ad intervenire su
ordine del Comando in Capo di Venezia
- 2° gruppo (Capitano di Fregata Arturo Ciano) composto dai
caccia Animoso, Audace e Abba che dovevano rimorchiare i motoscafi armati siluranti (MAS) fino a 20 miglia a ponente dell'isola di Sansego (punto O), qui avrebbe ceduto a
rimorchio i motoscafi armati siluranti (MAS) alle torpediniere e si sarebbe riposizionato ad una distanza di
50 miglia da Ancona per fornire assistenza ai motoscafi armati siluranti (MAS) nella fase di rientro
- 3° gruppo (Capitano di Corvetta Matteo Spano) composto dalle
torpediniere 18 P.N., 13 P.N. e 12 P.N., avrebbe rimorchiato i motoscafi armati siluranti (MAS) fino alla
congiungente Punta Kabile di Cherso - Punta Sant'Andrea (punto A)
Inoltre il sommergibile F5 sarebbe rimasto in agguato in
un'area di 15 miglia a ponente di Pola e il sommergibile F3 a 15 miglia a sud
di Capo Promontore.
Dopo quattordici ore di navigazione, alle 22:00 circa del 10
febbraio, i tre motoscafi armati siluranti (MAS) iniziarono il loro pericoloso trasferimento dalla zona
compresa tra l'isola di Cherso e la costa istriana sino alla baia di Buccari dove, secondo le informazioni avute, erano ormeggiate alcune unità nemiche, sia
mercantili che militari.
"Partiti da Venezia alle 10:45 il rimorchio durò fino alle
18:15, quando i cavi di rimorchio furono passati alle torpediniere"
Questo il rapporto dell'Animoso che insieme agli altri
caccia del 2° gruppo si sarebbe poi diretto verso Ancona.
Il rapporto della torpediniera 18 P.N., invece, fu: "Alle 18:30 assunta la formazione in linea di fila con i motoscafi armati siluranti (MAS) al rimorchio dirigo verso l'isola di Unie"
Alle ore 22:15, arrivati in prossimità del punto previsto, i motoscafi armati siluranti (MAS) lasciarono i rimorchi e le siluranti diressero per il rientro.
I tre motoscafi iniziarono quindi l'attraversamento della stretta della Farasina, senza che la batteria di Porto Re li scoprisse, e, giunti ad un miglio dalla costa, spensero i motori a scoppio per azionare quelli elettrici.
Alle 0:35 i motoscafi armati siluranti (MAS) giunsero all'imboccatura della baia di Buccari e individuarono gli obiettivi: tre piroscafi da carico e uno passeggeri. I bersagli vennero quindi suddivisi tra i tre motoscafi armati siluranti (MAS): il MAS 96 il piroscafo 1, il MAS 94 sarebbe stato l'unico a dover colpire due piroscafi, il 2 e il 3, mentre il MAS 95 il piroscafo 4.
Il rapporto della torpediniera 18 P.N., invece, fu: "Alle 18:30 assunta la formazione in linea di fila con i motoscafi armati siluranti (MAS) al rimorchio dirigo verso l'isola di Unie"
Alle ore 22:15, arrivati in prossimità del punto previsto, i motoscafi armati siluranti (MAS) lasciarono i rimorchi e le siluranti diressero per il rientro.
I tre motoscafi iniziarono quindi l'attraversamento della stretta della Farasina, senza che la batteria di Porto Re li scoprisse, e, giunti ad un miglio dalla costa, spensero i motori a scoppio per azionare quelli elettrici.
Alle 0:35 i motoscafi armati siluranti (MAS) giunsero all'imboccatura della baia di Buccari e individuarono gli obiettivi: tre piroscafi da carico e uno passeggeri. I bersagli vennero quindi suddivisi tra i tre motoscafi armati siluranti (MAS): il MAS 96 il piroscafo 1, il MAS 94 sarebbe stato l'unico a dover colpire due piroscafi, il 2 e il 3, mentre il MAS 95 il piroscafo 4.
Alle 01:20 i motoscafi armati siluranti (MAS) lanciarono i loro siluri; il MAS 95 lanciò un siluro contro l'albero di trinchetto e un siluro al centro sotto il fumaiolo
del piroscafo 4; il MAS 94 lanciò un siluro al centro del piroscafo 2 e al
centro del piroscafo 3, mentre il MAS 96 lanciò due siluri al fumaiolo di cui
uno esplose.
Dei sei siluri lanciati solo uno esplose; le unità erano, infatti, protette da reti antisiluranti e lo scoppio del secondo siluro del MAS 96 indicava che il primo siluro aveva rotto la rete, permettendo al secondo di entrare.
All'esplosione del siluro venne lanciato immediatamente l'allarme; i motoscafi armati siluranti (MAS) presero subito la via del rientro e, giunti al punto di riunione prestabilito, rientrarono ad Ancona alle 7:45.
Dei sei siluri lanciati solo uno esplose; le unità erano, infatti, protette da reti antisiluranti e lo scoppio del secondo siluro del MAS 96 indicava che il primo siluro aveva rotto la rete, permettendo al secondo di entrare.
All'esplosione del siluro venne lanciato immediatamente l'allarme; i motoscafi armati siluranti (MAS) presero subito la via del rientro e, giunti al punto di riunione prestabilito, rientrarono ad Ancona alle 7:45.
Su alcuni galleggianti nella parte più interna della baia di Buccari vennero lasciate tre bottiglie
suggellate dai colori nazionali con all'interno un messaggio scritto da Gabriele D'Annunzio (1863-1938), fatto che dette all'azione l'appellativo di "beffa di
Buccari".
Il testo del messaggio lasciato da Gabriele D'Annunzio (1863-1938) nella baia di Buccari era il seguente:
Il testo del messaggio lasciato da Gabriele D'Annunzio (1863-1938) nella baia di Buccari era il seguente:
"In onta alla cautissima flotta austriaca occupata a covare senza fine dentro i porti sicuri la gloriuzza di Lissa, sono venuti col ferro e col fuoco a scuotere la prudenza nel suo più comodo rifugio i marinai d'Italia, che si ridono d'ogni sorta di reti e di sbarre, pronti sempre a osare l'inosabile.
E un buon compagno, ben noto - il nemico capitale, fra tutti i nemici il nemicissimo, quello di Pola e di Cattaro - è venuto con loro a beffarsi della taglia"
Il testo dei volantini lasciati nella baia di Buccari da Gabriele D'Annunzio (1863-1938) Fonte immagine: wikipedia |
I risultati dell'azione
Dal punto di vista tattico-operativo, l'azione fece emergere una falla nel sistema di vigilanza costiero austriaco, anche se dal punto di vista pratico le navi, protette dalle reti,
non riportarono alcun danno materiale.
L'impresa ebbe una pesante influenza negativa sul morale austriaco, ma una grande risonanza positiva in Italia.
L'impresa ebbe una pesante influenza negativa sul morale austriaco, ma una grande risonanza positiva in Italia.
L'entusiasmo avrebbe raggiunto il culmine pochi mesi dopo con il famoso Volo su Vienna.
CURIOSITA'
Musica
Dell'avventura nella baia di Buccari restano una poesia scritta da Gabriele D'Annunzio (1863-1938) pubblicata nel 1918 e musicata nel 1930 da Luigi Dallapiccola (1904-1975) con il titolo La Canzone del Quarnaro.
Fonte: wikipedia
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