Personalità legate al Friuli-Venezia Giulia - Gabriele D'ANNUNZIO (1863-1938)


Gabriele D'Annunzio, Principe di Montenevoso, a volte scritto d'Annunzio, come usava firmarsi (Pescara, 12 marzo 1863 – Gardone Riviera, 1° marzo 1938), è stato uno scrittore, poeta, drammaturgo, aviatore, militare, politico e giornalista italiano, simbolo del Decadentismo italiano, del quale fu il più illustre rappresentante assieme a Giovanni Pascoli (1855-1912), ed eroe di guerra.

Soprannominato il Vate cioè "il profeta", occupò una posizione preminente nella letteratura italiana dal 1889 al 1910 circa e nella vita politica dal 1914 al 1924. Come letterato fu eccezionale e ultimo interprete della più duratura tradizione poetica italiana e come politico lasciò un segno sulla sua epoca e una influenza sugli eventi che gli sarebbero succeduti.



Gabriele D'Annunzio (primi '900)
Fonte immagine: wikipedia.org


Partecipazione alla Prima guerra mondiale (1915-1918)

Con l'entrata in guerra dell'Italia, il 24 maggio 1915, durante le cosiddette radiose giornate di maggio, D'Annunzio si arruolò volontario nei Lancieri di Novara, nonostante avesse già 52 anni, partecipando subito ad alcune azioni dimostrative navali e aeree.

Per un periodo risiedette a Cervignano del Friuli perché così poteva essere vicino al Comando della III Armata, a capo della quale c'era Emanuele Filiberto di Savoia, Duca d'Aosta (1869-1931), suo amico ed estimatore. Visse in una casa da lui chiamata l'Eremo nella quale scrisse i Tre salmi per i nostri morti.



L'Eremo, la casa nella quale
D'Annunzio visse a Cervignano del Friuli


Ottimo aviatore, nel settembre 1915 partecipò a un'incursione aerea su Trento e nei mesi successivi, sul fronte carsico, a un attacco lanciato sul Monte San Michele, nel quadro delle Battaglie dell'Isonzo.

Il 16 gennaio del 1916, a seguito di un atterraggio d'emergenza, nell'urto contro la mitragliatrice dell'aereo riportò una lesione all'altezza della tempia e dell'arcata sopraccigliare destra. La ferita non curata per un mese provocò la perdita dell'occhio. Visse così un periodo di convalescenza, durante il quale fu assistito dalla figlia Renata. In quei mesi compose il Notturno utilizzando delle sottili strisce di carta che gli permettevano di scrivere nella più completa oscurità, necessaria per la convalescenza dalla ferita che l'aveva temporaneamente accecato. L'opera venne pubblicata nel 1921.

Tuttavia, ben presto tornò a combattere. 

Contro i consigli dei medici, continuò a partecipare ad azioni belliche aeree e di terra: il 13 settembre 1916 a un'incursione aerea su Parenzo e nel 1917, come ufficiale di collegamento della 45ª Divisione Fanteria della III Armata, partecipa con i Lupi di Toscana all'occupazione dei monti Veliki e Faiti e ai sanguinosi scontri presso le foci del Timavo, nel corso della Decima battaglia dell'Isonzo, per la conquista della Quota 28 (Punta Bràtina).

Nel marzo 1918 con il grado di Maggiore, assume il comando della Squadra aerea di San Marco.

L'incursione alle Bocche di Cattaro (1917) e il Volo su Vienna (9 agosto 1918) a bordo di uno S.V.A. 10 e la partecipazione sui motoscafi armati siluranti (MAS) alla beffa di Buccari (10-11 febbraio 1918) completarono il suo stato di servizio.

Si congedò con il grado di Tenente Colonnello, inusuale, all'epoca, per un militare non di carriera.

Nell'immediato primo dopoguerra D'Annunzio si fece portatore di un vasto malcontento, insistendo sul tema della "vittoria mutilata" e chiedendo, in sintonia con una serie di voci della società e della politica italiana, il rinnovamento della classe dirigente in Italia. La stessa onda di malcontento trovò ben presto un sostenitore in Benito Mussolini (1883-1945), che di qui al 1922 avrebbe portato all'ascesa del fascismo in Italia.




PoscardFiume1921
Cartolina fiumana con immagine
di Gabriele D'Annunzio (1921)
(di A. Sdobnikov - Personal collection)
Fonte immagine: Wikimedia Commons


L'esilio a Gardone Riviera (1921-1938)

Deluso dall'epilogo dell'esperienza di Fiume, nel febbraio 1921 si ritirò in un'esistenza solitaria nella villa di Cargnacco (Gardone Riviera, BS) che pochi mesi più tardi acquistò.

Ribattezzata il Vittoriale degli italiani fu ampliata e successivamente aperta al pubblico. Qui lavorò e visse fino alla morte, curando con gusto teatrale un mausoleo di ricordi e di simboli mitologici.

D'Annunzio si impegnò inoltre per la crescita e il miglioramento della zona: la costruzione della strada litoranea Gargnano-Riva del Garda (1929-1931) fu fortemente voluta da lui che se ne interessò personalmente, facendo valere il suo prestigio personale con le autorità. La strada segnò il termine del secolare isolamento di alcuni paesi del Lago di Garda e fu poi classificata di interesse nazionale con il nome di Strada statale 45 bis Gardesana Occidentale. Lo stesso D'Annunzio, presente all'inaugurazione della strada, la battezzò con il nome di Meandro per via della sua tortuosità e dell'alternarsi delle buie gallerie e del lago azzurro.

Il 1° marzo 1938 Gabriele D'Annunzio morì nella sua villa per un'emorragia cerebrale, mentre era al suo tavolo da lavoro; sullo scrittoio era aperto il Lunario Barbanera, con una frase da lui sottolineata di rosso, che annunciava la morte di una personalità.

Il ricercatore Attilio Mazza ha sostenuto che il poeta possa essere morto per overdose di farmaci, accidentale o volontaria, dopo un periodo di depressione; all'amica Ines Pradella aveva scritto pochi mesi prima: "Fiammetta, oggi patisco uno di quegli accessi di malinconia mortali, che mi fanno temere di me; poiché è predestinato che io mi uccida. Se puoi, vieni a sorvegliarmi". Il certificato medico di morte, scritto dal dottor Alberto Cesari, primario dell'Ospedale di Salò, e dal dottor Antonio Duse, medico curante del poeta, ufficializzò comunque la morte per cause naturali.

Ai funerali di Stato, voluti in suo onore dal Regime Fascista, la partecipazione popolare fu imponente. Il feretro, avvolto dalla bandiera del Timavo era seguito da una folla di ex legionari, ammiratori e devoti.

È sepolto nel mausoleo del Vittoriale.


Monumenti dedicati a Gabriele D'Annunzio


Dal 1958 al 1960, l'architetto Carlo Leopoldo Conighi (1884–1972) si occupò della costruzione di un monumento dedicato a Gabriele D'Annunzio a Ronchi dei Legionari. L'opera, su progetto dell'architetto Vincenzo Fasolo (1885-1969), venne, però, installata a Monfalcone, perché l'amministrazione social-comunista di Ronchi dei Legionari non la voleva. 

Claudio Magris (Trieste, 1939) scrisse: "Ronchi dei Legionari non ha elevato Gabriele D'Annunzio alcun monumento, che è stato invece innalzato, forse per dispetto, dai monfalconesi a pochissimi metri dal cartello che indica il confine tra Ronchi dei Legionari e Monfalcone. 'Quis contra nos', sta scritto sul monumento".


Il monumento a Gabriele D'Annunzio, alle spalle
del cartello che indica l'inizio del Comune di 
Monfalcone

CURIOSITA'

Filatelia

La Repubblica Italiana ha dedicato due francobolli a Gabriele D'Annunzio:

150° anniversario della nascita di Gabriele D'Annunzio 12 marzo 2013


Filatelia

Francobolli dedicati a Gabriele D'Annunzio


Fonte: wikipedia

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