Storia del Friuli-Venezia Giulia - 9 agosto 1918: il "volo su Vienna" di Gabriele D'Annunzio


Il Volo su Vienna è stato una trasvolata compiuta da 11 Ansaldo S.V.A. dell'87ª Squadriglia Aeroplani, detta la Serenissima.


Manifesto commemorativo del Volo su Vienna
Fonte immagine: wikipedia


Dieci erano monoposto, tra S.V.A. 5 e S.V.A.9, pilotati da Antonio Locatelli (1895-1936), Girolamo Allegri detto fra' Ginepro (1893-1918), Ludovico Censi, Aldo Finzi (1891-1944), Piero Massoni, Giordano Bruno Granzarolo, Sarti, Francesco Ferrarin, Alberto Masprone (1884-1964) e Vincenzo Contratti.

L'ultimo era un biposto S.V.A. 10 pilotato dal Capitano Natale Palli (1895-1919). Il Maggiore Gabriele D'Annunzio (1863-1938), Comandante della Squadra Aerea S. Marco, era nell'abitacolo anteriore; con loro Garibaldo Marussi, di nove anni, figlio di Nino Marussi, scultore fiumano, amico di Gabriele D'Annunzio (1863-1938).


Vittoriale biplano-Ansaldo-SVA
Lo S.V.A. di Gabriele D'Annunzio (1863-1938) conservato al Vittoriale
(di Andreas Carter - Opera Propria)
Fonte immagine: Wikimedia Commons


Descrizione

Il volo era stato progettato dallo stesso Gabriele D'Annunzio (1863-1938), più di un anno prima, ma difficoltà tecniche, legate soprattutto al problema dell'autonomia degli apparecchi per un volo di mille chilometri, avevano indotto il comando supremo dapprima a negare il consenso e poi a ordinare delle prove di collaudo.


Sala D'Annunzio, ricostruzione pianificazione Volo su Vienna, Museo dell'aria e dellao spazio (San Pelagio, Due Carrare)
Sala D'Annunzio nel Museo dell'Aria: ricostruzione della sala
dove venne progettato il Volo su Vienna
(di Threecharlie - Opera Propria)
Fonte immagine: Wikimedia Commons


In verità, Gabriele D'Annunzio (1863-1938) aveva già considerato il problema dell'autonomia di volo, sottoponendolo ai tecnici della Pomilio, la fabbrica torinese che all'epoca costruiva gli S.V.A. Il problema era stato risolto attraverso una serie di piccole modifiche aerodinamiche e strutturali, da un giovane caporeparto della Pomilio, destinato a divenire un protagonista nella storia dell'automobile: Ugo Zagato (1890-1968).

Il 4 settembre del 1917 Gabriele D'Annunzio (1863-1938) compì un volo di dieci ore senza particolari problemi.

Un primo tentativo venne compiuto il 2 agosto, ma a causa della nebbia i 13 apparecchi che vi parteciparono dovettero rinunciare.

Un secondo tentativo si compì l'8 agosto, ma il vento contrario fece rinunciare anche questa volta.

Finalmente la mattina del 9 agosto, alle ore 05:50, dal campo di aviazione di San Pelagio partirono 11 apparecchi: i velivoli di Ferrarin, Alberto Masprone (1884-1964) e Contratti dovettero atterrare non appena partiti, mentre Sarti fu costretto ad atterrare per noie al motore, posandosi sul campo di Wiener Neustadt ed incendiando lo S.V.A. prima della cattura.

Gli altri 9 giunsero su Vienna alle 9:20 e lanciarono 50.000 copie di un manifestino in italiano preparato da Gabriele D'Annunzio (1863-1938) che recitava:

"In questo mattino d'agosto, mentre si compie il quarto anno della vostra convulsione disperata e luminosamente incomincia l'anno della nostra piena potenza, l'ala tricolore vi apparisce all'improvviso come indizio del destino che si volge.

Il destino si volge. Si volge verso di noi con una certezza di ferro. È passata per sempre l'ora di quella Germania che vi trascina, vi umilia e vi infetta.

La vostra ora è passata. Come la nostra fede fu la più forte, ecco che la nostra volontà predomina e predominerà sino alla fine. I combattenti vittoriosi del Piave, i combattenti vittoriosi della Marna lo sentono, lo sanno, con una ebbrezza che moltiplica l'impeto. Ma, se l'impeto non bastasse, basterebbe il numero; e questo è detto per coloro che usano combattere dieci contro uno. L'Atlantico è una via che già si chiude; ed è una via eroica, come dimostrano i nuovissimi inseguitori che hanno colorato l'Ourcq di sangue tedesco.

Sul vento di vittoria che si leva dai fiumi della libertà, non siamo venuti se non per la gioia dell'arditezza, non siamo venuti se non per la prova di quel che potremmo osare e fare quando vorremo, nell'ora che sceglieremo.

Il rombo della giovane ala italiana non somiglia a quello del bronzo funebre, nel cielo mattutino.

Tuttavia la lieta audacia sospende fra Santo Stefano e il Graben una sentenza non revocabile, o Viennesi.

Viva l'Italia!"

Il testo di Gabriele D'Annunzio (1863-1938) venne, però, giudicato mancante di efficacia e pertanto vennero lanciate anche 350.000 copie di un secondo, più pratico quanto efficace, manifestino scritto da Ugo Ojetti (1871-1946) e tradotto in tedesco:

"VIENNESI!

Imparate a conoscere gli italiani.

Noi voliamo su Vienna, potremmo lanciare bombe a tonnellate. Non vi lanciamo che un saluto a tre colori: i tre colori della libertà.

Noi italiani non facciamo la guerra ai bambini, ai vecchi, alle donne.

Noi facciamo la guerra al vostro governo nemico delle libertà nazionali, al vostro cieco testardo crudele governo che non sa darvi né pace né pane, e vi nutre d'odio e d'illusioni.

VIENNESI!

Voi avete fama di essere intelligenti. Ma perché vi siete messi l'uniforme prussiana? Ormai, lo vedete, tutto il mondo s'è volto contro di voi.

Volete continuare la guerra? Continuatela, è il vostro suicidio. Che sperate? La vittoria decisiva promessavi dai generali prussiani? La loro vittoria decisiva è come il pane dell'Ucraina: si muore aspettandola.

POPOLO DI VIENNA, pensa ai tuoi casi. Svegliati!

VIVA LA LIBERTÀ!

VIVA L'ITALIA!

VIVA L'INTESA!"


Volantinodann
Traduzione italiana del testo tedesco del volantino del Volo su Vienna,
compiuto da Gabriele D'Annunzio (1863-1938) il 9 agosto 1918
(Collezione privata di Emiliano Burzagli)
Fonte immagine: Wikimedia Commons


Da parte delle forze austro-ungariche non vi fu alcuna reazione: solo due caccia austriaci che avevano avvistato la formazione si affrettarono ad atterrare per avvertire il comando, ma non vennero creduti.

Il ritorno avvenne dopo poco meno di 7 ore e 1.000 chilometri di volo, sempre allo stesso aeroporto di partenza.

Il valore propagandistico dell'impresa fu soprattutto a uso interno italiano, mentre l'episodio fu militarmente irrilevante.

Fonte: wikipedia

Nessun commento: