Lo Jalea è stato un sommergibile della Regia Marina.
Storia
Una volta operativo venne dislocato a La Spezia, inquadrato
nella I Squadriglia Sommergibili.
Venne impiegato per l'addestramento nel Tirreno settentrionale,
venendo più volte dislocato temporaneamente a La Maddalena.
Divenuto caposquadriglia sotto il comando del Capitano di
Fregata Ernesto Giovannini, nell'agosto 1914 lasciò la base ligure e si
trasferì a Messina.
In seguito si portò a Venezia, insieme al gemello Zoea e
con la scorta dell'unità appoggio Lombardia.
Dopo l'ingresso dell'Italia nella Prima
guerra mondiale, quando si trovava di base a Venezia, Caposquadriglia della I Squadriglia
Sommergibili, operò nelle acque costiere dell'Adriatico, sulle rotte
mercantili austroungariche ed al largo dei porti dell'Impero Austro-Ungarico,
svolgendo 7 missioni offensive.
Il 16 agosto 1915 lasciò Venezia per disporsi in immersione
tra la secca Mula di Muggia (5 miglia al largo di Grado) e Punta Sdobba (Foce dell'Isonzo) e stazionare al largo di Porto Buso nella notte del
17-18 a supporto di alcune Torpediniere che avrebbero effettuato la posa di un
campo minato nel Golfo di Trieste. Alle 4:30 del 17 agosto il
sommergibile venne avvistato più volte dal semaforo di Grado.
Il 18 agosto, all'alba, venne avvistato in seguito a richiami
un uomo aggrappato a una boa foranea di Grado; soccorso, l'uomo risultò essere
il Torpediniere Arturo Vietri, appartenente all'equipaggio dello Jalea ed unico
sopravvissuto del sommergibile.
Dal suo racconto si venne a sapere delle circostanze della
perdita. Giunto nel Golfo di Trieste, lo Jalea si era posato sul fondale
a mezzogiorno del 17 e l'equipaggio aveva consumato la colazione; all'una del
pomeriggio il sommergibile era ripartito diretto a nordest, al centro del
golfo. Alle 14:30 l'unità, mentre stava accostando per assumere rotta
inversa, urtò una mina a prua ed iniziò ad allagarsi, posandosi su un fondale
di 14 metri circa 3 miglia a est/sudest della secca Mula di Muggia.
Vietri sollecitò il Comandante Giovannini ad abbandonare il
sommergibile, ma questi decise di rimanere a bordo. Dei circa 20 uomini
dell'equipaggio (2 ufficiali, 5 sottufficiali e 13 fra sottocapi e
marinai) solo 6 riuscirono a fuoriuscire dal sommergibile tramite il portello prodiero: Vietri, il Comandante in Seconda Tenente di Vascello Guido
Cavalieri, il Capo di Seconda Classe Ciro Armellino, il Sottocapo Torpediniere
Tullio di Biagio, il Torpediniere elettricista Giuseppe Motolese ed il Marinaio
Alfredo Giacometti.
I 6 superstiti cercarono poi di raggiungere a nuoto la
costa di Grado, più vicino territorio in mano italiana, per evitare la cattura,
ma Cavalieri, Armellino, Di Biagio, Motolese e Giacometti morirono nel
tentativo; solo Vietri sopravvisse e venne tratto in salvo da un motoscafo, dopo
aver passato in acqua 14 ore.
Il relitto dello Jalea, individuato già dieci giorni dopo
l'affondamento da un idrovolante pilotato dal Tenente di Vascello Giuseppe
Miraglia, venne recuperato per mezzo di pontoni nel maggio 1954, portato nei cantieri di Monfalcone e lì demolito.
Recupero del sommergibile Jalea
I resti degli altri membri dell'equipaggio vennero tumulati nel Sacrario militare di Redipuglia.
- Monfalcone (GO) - |
Fonte: wikipedia
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