Personalità legate al Friuli-Venezia Giulia - Scipio SLATAPER (1888-1915)


Scipio Slataper (Trieste, 14 luglio 1888 – Monte Calvario, 3 dicembre 1915) è stato uno scrittore e militare, irredentista, tra i più noti nella storia letteraria di Trieste.


Scipio Slataper ritratto
Scipio Slataper
(di sconosciuto - da Il mio Carso)
Fonte immagine: Wikimedia Commons


Biografia


Pur essendo stato inizialmente molto critico nei confronti delle tesi irredentiste, allo scoppio della Prima guerra mondiale si arruolò volontario, come molti altri triestini, nel Regio esercito italiano raggiungendo il grado di Sottotenente nel 1° Reggimento dei Granatieri di Sardegna.


Morì sul monte Podgora, durante la presa della Quota 241 del Monte Calvario da parte della Brigata Casale nella Quarta battaglia dell'Isonzo (10 novembre-2 dicembre 1915).

Per il suo sacrificio gli venne concessa la Medaglia d'Argento al Valor Militare.


Lo scrittore

Entrato in contatto negli anni universitari con i giovani letterati italiani che ruotavano attorno alla rivista La Voce fondata da Giuseppe Prezzolini, vi collaborò assiduamente, pubblicando numerosi articoli. E le Lettere triestine sono una serie di articoli pubblicati su La Voce nel 1909. In questi scritti, molto critici e che molto fecero discutere, Slataper analizza la situazione culturale della Trieste dell'epoca. La borghesia che governava la città giuliana, poiché politicamente si trovava sotto l'impero asburgico, basava la propria 'italianità' oltre che su elementi etnici, soprattutto su motivazioni di stampo culturale. L'accusa venne dunque percepita come grave e venne rifiutata con sdegno dalla classe dirigente triestina, che vide in Slataper un traditore della causa dell'italianità di Trieste.


Il mio Carso, pubblicato nella Libreria della Voce nel 1912, è la sua opera più importante, l'unico romanzo della sua breve carriera, interrotta prematuramente dalla guerra.

È un'autobiografia spirituale di tono accesamente lirico, che attesta il cammino compiuto dallo scrittore dall'esaltazione dell'io alla crisi provocata in lui dal dolore per il suicidio dell'amata Anna Pulitzer, la Gioietta de Il mio Carso, che lo spinge a intuire la necessità di una legge morale più profonda per la sua vita. 

Nel 1921 venne tradotto in francese da Benjamin Cremieux.


Intitolazioni e riconoscimenti

A lui è intitolata una delle vedette del Carso, che porta appunto il suo nome.

Fonte: wikipedia