Il Campo di Concentramento di Gonars, venne realizzato nell'autunno 1941 e rimase operativo fino al 19 ottobre 1943.
Si stima che qui vennero internati circa 6.500 civili rastrellati nei territori occupati dall'esercito italiano nell'allora Jugoslavia.
La struttura del Campo
Il Campo, costruito appena fuori dall'abitato di Gonars, in un terreno lungo la Strada Napoleonica, era costituito da due recinti
distinti a circa un chilometro uno dall'altro, il campo A e il campo B. Quest'ultimo, a sua volta, era diviso in tre settori: Alfa, Beta e Gamma.
Era circondato da un alto filo spinato, con torrette di guardia armate di mitragliatrici e con potenti fari che lo illuminavano a giorno.
Era circondato da un alto filo spinato, con torrette di guardia armate di mitragliatrici e con potenti fari che lo illuminavano a giorno.
La costruzione del Campo
Il Campo era stato costruito in
previsione dell'arrivo di prigionieri di guerra russi, ma non venne mai utilizzato
per questo scopo. Nella primavera del 1942 venne, invece, destinato all'internamento
dei civili di quella che era chiamata la Provincia italiana di Lubiana,
rastrellati dall'esercito italiano in applicazione della Circolare
3C del generale Roatta, comandante della II Armata, nella quale si stabilivano
le misure repressive da attuare nei territori occupati e annessi dall'Italia
dopo l'aggressione nazifascista al Regno di Jugoslavia del 6 aprile 1941.
Primo utilizzo: la repressione degli oppositori
Le due massime autorità civili e militari della Provincia di
Lubiana, l'Alto Commissario Emilio Grazioli e il
generale Mario Robotti, Comandante dell'XI Corpo d'armata, attuarono le misure
repressive con attenta efferatezza: così ci furono fucilazioni di ostaggi,
incendi di villaggi e deportazioni di popolazioni intere.
Nella notte tra il 22 e il 23 febbraio del 1942 la città di Lubiana venne circondata interamente da filo spinato, tutti i maschi adulti furono arrestati, sottoposti a controlli e la gran parte di essi destinati all'internamento.
In breve anche le altre città della "provincia" subirono la stessa sorte.
Gli arrestati vennero portati nel Campo di Concentramento di Gonars, dove nell'estate del 1942 erano presenti già più di 6.000 internati, ben oltre le possibilità ricettive del campo, che era allestito per meno di 3.000 persone. A causa del sovraffollamento, delle precarie condizioni igieniche e della cattiva alimentazione, ben presto si diffusero varie malattie, come la dissenteria, che cominciarono a mietere le prime vittime.
Nella notte tra il 22 e il 23 febbraio del 1942 la città di Lubiana venne circondata interamente da filo spinato, tutti i maschi adulti furono arrestati, sottoposti a controlli e la gran parte di essi destinati all'internamento.
In breve anche le altre città della "provincia" subirono la stessa sorte.
Gli arrestati vennero portati nel Campo di Concentramento di Gonars, dove nell'estate del 1942 erano presenti già più di 6.000 internati, ben oltre le possibilità ricettive del campo, che era allestito per meno di 3.000 persone. A causa del sovraffollamento, delle precarie condizioni igieniche e della cattiva alimentazione, ben presto si diffusero varie malattie, come la dissenteria, che cominciarono a mietere le prime vittime.
In questo primo periodo nel Campo si trovarono concentrati
intellettuali, insegnanti, studenti, operai e artigiani, cioé coloro
che erano considerati potenziali oppositori dell'occupazione; tra essi c'erano
anche molti artisti che alla detenzione nel campo hanno dedicato molte delle
loro opere.
Sotto pseudonimo erano internati anche esponenti del Fronte di Liberazione sloveno, che sarebbero poi diventati dirigenti della Resistenza jugoslava. Alcuni di essi nell'agosto del 1942 organizzarono una clamorosa fuga dal Campo, scavando una lunga galleria sotto la baracca XXII. Dopo questa fuga, la maggior parte degli internati venne trasferita in altri campi che nel frattempo erano stati istituti in Italia, come il Campo di Visco, a pochi chilometri da Gonars.
Sotto pseudonimo erano internati anche esponenti del Fronte di Liberazione sloveno, che sarebbero poi diventati dirigenti della Resistenza jugoslava. Alcuni di essi nell'agosto del 1942 organizzarono una clamorosa fuga dal Campo, scavando una lunga galleria sotto la baracca XXII. Dopo questa fuga, la maggior parte degli internati venne trasferita in altri campi che nel frattempo erano stati istituti in Italia, come il Campo di Visco, a pochi chilometri da Gonars.
Seconda fase: la bonifica etnica
Il Campo di Gonars si riempì ben presto di un nuovo tipo di
internati: uomini, donne, vecchi e bambini rastrellati dai paesi del Gorski
Kotar, la regione montuosa a nord-est di Fiume, e prima deportati a Kampor,
nell'isola di Rab. Qui nel luglio del 1942 il Generale Mario Roatta aveva
predisposto l'istituzione di un immenso Campo di Concentramento, destinato ad
essere una delle tappe della bonifica etnica programmata dal Regime Fascista
nei territori jugoslavi occupati. Nell'estate del 1942 furono internati ad Arbe oltre 10.000 sloveni e croati, in condizioni di vita spaventose, in tende
logore, senza servizi igienici né cucine. Infatti i Campi di Concentramento per Slavi erano organizzati dai comandanti dell'esercito italiano secondo il
principio espresso dal Generale Gambara:
Campo di concentramento non è campo di ingrassamento
Individuo malato = individuo che sta tranquillo
Ben presto la mortalità ad Arbe raggiunse livelli altissimi e il Generale Roatta decise di trasferire donne, vecchi e bambini a Gonars, dove, nell'autunno-inverno 1942-1943, arrivarono migliaia di persone in condizioni di debilitazione estrema.
Così, nonostante l'impegno umano di alcuni degli ufficiali e soldati del contingente di guardia, come il medico Mario Cordaro, nel Campo di Gonars oltre 500 persone morirono di fame e di malattie. Almeno 70 erano bambini di meno di un anno, nati e morti nel Campo di Concentramento.
Dopo l'8 settembre 1943 il Campo venne occupato dalle truppe tedesche che costruirono in fretta e furia (grazie alla TOD e ai prigionieri) un raccordo ferroviario che dalla località Friulana Gas (Ferrovia Udine-Venezia) raggiunse il lager con ben 3 ponti provvisori militari sul torrente Cormor.
Il Campo venne demolito e chiuso con la liberazione da parte degli Alleati.
Campo di concentramento non è campo di ingrassamento
Individuo malato = individuo che sta tranquillo
Ben presto la mortalità ad Arbe raggiunse livelli altissimi e il Generale Roatta decise di trasferire donne, vecchi e bambini a Gonars, dove, nell'autunno-inverno 1942-1943, arrivarono migliaia di persone in condizioni di debilitazione estrema.
Così, nonostante l'impegno umano di alcuni degli ufficiali e soldati del contingente di guardia, come il medico Mario Cordaro, nel Campo di Gonars oltre 500 persone morirono di fame e di malattie. Almeno 70 erano bambini di meno di un anno, nati e morti nel Campo di Concentramento.
Dopo l'8 settembre 1943 il Campo venne occupato dalle truppe tedesche che costruirono in fretta e furia (grazie alla TOD e ai prigionieri) un raccordo ferroviario che dalla località Friulana Gas (Ferrovia Udine-Venezia) raggiunse il lager con ben 3 ponti provvisori militari sul torrente Cormor.
Il Campo venne demolito e chiuso con la liberazione da parte degli Alleati.
La chiusura del Campo
Come tutti gli altri campi fascisti per slavi,
il Campo di Gonars funzionò fino all'ottobre 1943, quando, con la
capitolazione dell'esercito italiano, il contingente di guardia fuggì e gli
internati furono lasciati liberi di andarsene.
Nei mesi successivi venne occupato dalle truppe tedesche e destinato a tutti i prigionieri rastrellati nel Friuli, come campo di transito.
Alla fine della Seconda guerra mondiale, la popolazione di Gonars lo smantellò utilizzando i materiali recuperati per la costruzioni di altri edifici, come ad esmpio l'asilo infantile, e così oggi delle strutture del Campo non rimane quasi più nulla.
Nei mesi successivi venne occupato dalle truppe tedesche e destinato a tutti i prigionieri rastrellati nel Friuli, come campo di transito.
Alla fine della Seconda guerra mondiale, la popolazione di Gonars lo smantellò utilizzando i materiali recuperati per la costruzioni di altri edifici, come ad esmpio l'asilo infantile, e così oggi delle strutture del Campo non rimane quasi più nulla.
A memoria del Campo
A memoria di questo Campo di Concentramento, per iniziativa
delle autorità jugoslave, nel 1973 lo scultore Miodrag Živković (Leskovac, 1928) realizzò un
Sacrario nel cimitero cittadino dove in due cripte vennero trasferiti i resti di
453 cittadini sloveni e croati internati e morti nel campo di concentramento.
Internati celebri:
- France Balantič - poeta sloveno
- France Bučar - politico sloveno
- Alojz Gradnik (1882-1967) - poeta sloveno
- Bogo Grafenauer - storico sloveno
- Vasilij Melik - storico sloveno
- Vitomil Zupan - scrittore sloveno
- Jakob Savinšek - scultore e poeta sloveno
- Bojan Štih - critico letterario sloveno
- Anton Vratuša - politico sloveno
SCHEDA DEL CAMPO
- Tipo di Campo: Lager per slavi dell'internamento civile parallelo
- Tipologia internati: civili jugoslavi
- Stima internati: 6.500 circa
- Campo istituito da: Ministero dell'Interno
- Operatività: ottobre 1941 - 19 ottObre 1943
SCHEDA DEL CAMPO
- Tipo di Campo: Lager per slavi dell'internamento civile parallelo
- Tipologia internati: civili jugoslavi
- Stima internati: 6.500 circa
- Campo istituito da: Ministero dell'Interno
- Operatività: ottobre 1941 - 19 ottObre 1943
Fonte: wikipedia
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