Il Mulino che si trova nella frazione di Glaunicco venne citato da Ippolito Nievo (1831-1861) nella novella Il Varmo:
[...] Né un mulino che è lí presso toglie per nulla di vaghezza a quella semplice scena, come fanno sempre le opere d'arte mescolate colle piú vaghe rappresentazioni naturali: anzi esso stesso a quella campestre solitudine presta conforme il movimento e, sarei per dire, la parola [...] (Il Varmo, II)
[...] Né un mulino che è lí presso toglie per nulla di vaghezza a quella semplice scena, come fanno sempre le opere d'arte mescolate colle piú vaghe rappresentazioni naturali: anzi esso stesso a quella campestre solitudine presta conforme il movimento e, sarei per dire, la parola [...] (Il Varmo, II)
Nel 1961 al suo interno vennero girate alcune scene del film Gli ultimi di Padre David Maria Turoldo (1916-1992).
L'opificio rimase in funzione fino al 1967.
Nel 1968 il mulino subì un incendio, riportando gravi danni. E' stato però recuperato ed oggi è un ristorante.
Dal mulino è possibile proseguire in direzione di Gradiscutta (frazione di Varmo). E' lungo questo itinerario che si trova, con molta probabilità, il ponticello descritto dal Ippolito Nievo (1831-1861), sempre nella novella Il Varmo.
Dal mulino è possibile proseguire in direzione di Gradiscutta (frazione di Varmo). E' lungo questo itinerario che si trova, con molta probabilità, il ponticello descritto dal Ippolito Nievo (1831-1861), sempre nella novella Il Varmo.
Un po' più avanti, nei pressi della confluenza tra il fiume Marzia ed il torrente Varmo, il paesaggio diventa molto bello e probabilmente è questo il bel luogo citato dal Ippolito Nievo (1831-1861) nella novella, il luogo preferito da i due protagonisti:
[...] Ora il frequente soffermarsi dei fanciulli in quella parte
da essi cognominata per eccellenza il dove la calma naturale parea quasi contemperare il
chiasso e il tumulto dei sollazzi fanciulleschi [...] (Il Varmo, V)
[...] Or dunque appunto per un bel giorno d'agosto i due
giovincelli stavano nel bel luogo, cosí contenti di sé e di tutto, che il
Signore guardandoli sarebbesi compiaciuto dell'opera propria [...] (Il Varmo, VI)
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