Di religione valdese, studente di lingue a Venezia, insegnante elementare a Tramonti di Sopra, fu il comandante del Battaglione Val Meduna della Osoppo-Friuli, con il nome di battaglia Goffredo.
Nell'ottobre 1945 prese parte alla Battaglia del Monte Rest (16 e 17 ottobre 1945) per difendere la Repubblica libera della Carnia dagli attacchi dell'esercito tedesco.
In seguito alla caduta della Repubblica libera della Carnia, molti partigiani, impossibilitati a rimanere in montagna per l'arrivo dell'inverno, ritornarono alle loro case ma vennero catturati. Tra questi Luciano Pradolin.
Portato nel carcere di Via Spalato, a Udine, subì, assieme ad altri 22, un processo sommario.
Condannato dal Tribunale Speciale per la Sicurezza Pubblica nella Zona d'Operazioni del Litorale Adriatico, l'11 febbraio 1945 vennero fucilati lungo il muro del cimitero di Udine.
Fu una rappresaglia per l'assalto al carcere di Via Spalato (7 febbraio 1945), che aveva portato alla liberazione di 73 detenuti, tra partigiani e prigionieri politici.
Prima di essere fucilato, scrisse due lettere, una alla madre Domenica e una alla sorella Caterina.
Alla mamma Luciano scrive:
Alla mamma Luciano scrive:
« Carissima mamma,
ho pregato e sperato fino a questo momento, ma la mia sorte ha segnato diversamente. Il tribunale tedesco mi ha condannato alla pena capitale assieme ad altri 23, tra i quali molti di quelli che fu il mio Btg. Ti prego di farti coraggio e pensare che un giorno ci ritroveremo tutti tra le braccia di Dio.
La mia coscienza è pulita, non mi hanno accusato che di aver indossato la diviso dei partigiani. Forse ho anche pianto - Ora non piango più.
C’è stato concesso di chiedere la grazia, ma non spero molto.
Quando non sarò più di questo mondo ti prego di unire il mio nome a quello di Armando e di Bepi [Armando Facchin 'Sandro' e Giuseppe Zambon 'Pecio', caduti durante la battaglia del Monte Rest], gli amici, gli eroi, i puri che presto rivedrò.
Abbi fede come sempre l'hai avuta e pensa con orgoglio a me perché ho fatto il mio dovere e faccio l'ultimo sacrificio per la Patria, per i santi ideali della verità, della libertà e della civiltà.
Ti scrivo con il cuore in mano. In realtà mi dispiace lasciare la vita, particolarmente ora che avevo capito il grande scopo ed il grande significato. Vorrei pregare l’Eterno più forte… sì, vorrei avere una fede più grande, prega anche tu per me.
Tante cose vorrei dirti, ma ho una grande confusione in testa.
I miei compagni si danno abbastanza coraggio.
Ti bacio e ti prego di non piangere tanto.
Saluta tutti i miei amici,
Tuo Luciano »
C'era una volta...
Lettere di Luciano Pradolin alla madre e alla sorella
Alla sorella Caterina (Rina) Luciano, riserva la lettera con il richiamo ai versi di Giacomo Leopardi (1798-1837):
« Carissima Rina, come vedi tutte le speranze sono svanite, c'è ancora da aspettare la grazia. Come vedi questa è la sorte di quelli che hanno un'idea. Ma è proprio fatale che tutti coloro che hanno un ideale debbano fare questa fine? O miseri o codardi figlioli avrai. Così dice il Leopardi.
Unica cosa che mi sostiene è la fede in Dio e la sicurezza che la mia coscienza è pura e che il mio ideale è Sacro.
Ti ringrazio per tutto quello che hai fatto per me, lo so che mi amavi molto e ciò aumenta il mio dolore.
Guarda di Paolo! [Paolo Grillo]
Mi dispiace tanto non più vederlo. Lo amavo tanto »
Mi dispiace tanto non più vederlo. Lo amavo tanto »
Intitolazioni e riconoscimenti
Un cippo sul Passo Rest (1050 m.), uno dei monumenti partigiani più importanti della provincia di Pordenone, ricorda il suo nome
A lui è stata intitolata una via nella città di Udine.
*** Ringrazio di cuore Paolo Grillo per avermi permesso di pubblicare le lettere di suo zio. ***
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