Alle 6 del mattino dell'11 febbraio 1945, lungo il muro del cimitero di Udine, vennero fucilati 23 partigiani prelevati dal carcere di Via Spalato, condannati dopo un processo sommario, dal Tribunale Speciale per la sicurezza pubblica nella zone d'operazioni del litorale adriatico.
Fu una rappresaglia per l'assalto al carcere, avvenuto il 7 febbraio per mano dei Diavoli Rossi comandati da Gelindo Citossi (1913-1977), che aveva portato alla liberazione di 73 persone tra partigiani e prigionieri politici.
Il plotone di esecuzione era comandato da un Sottufficiale della Milizia Difesa Territoriale (MDT), la denominazione che assunse la Guardia Nazionale Repubblicana (GNR) nella Zona d'Operazione Litorale Adriatico.
Il plotone di esecuzione era comandato da un Sottufficiale della Milizia Difesa Territoriale (MDT), la denominazione che assunse la Guardia Nazionale Repubblicana (GNR) nella Zona d'Operazione Litorale Adriatico.
Dopo la fucilazione un questurino rimase di guardia ai cadaveri.
I partigiani fucilati furono:
I partigiani fucilati furono:
- Bernardon Carlo, anni 19 - Brigata Garibaldi-Sud Arzino, nome di battaglia Silo
- Bernardon Michele, anni
19 - I Div. Osoppo, nome di battaglia Ettore
- Bernardon Osvaldo, anni
29 - I Div. Osoppo, nome di battaglia Aquila
- Bernardon Reno, anni 19 - Brigata Garibaldi-Sud Arzino, nome di battaglia Polo
- Chinese Antonio, anni 34 - partigiano NOVJ, Resianskij Btg. Clede Luigi, nome di battaglia Gamel (Lubiana)
- Dovigo Pietro - Noventa di Piave
- Giordano Attilio, anni
26 - Brigata Garibaldi-Natisone, Brigata Picelli, nome di battaglia Bill
- Lovisa Ferdinando, anni
29 - Brigata Garibaldi-Sud Arzino, nome di battaglia Guerra
- Lovisa Mario Francesco, anni 22 - I Div. Osoppo, nome di battaglia Terribile
- Manca Gesuino, anni 28 - I Div. Osoppo, nome di battaglia Figaro
- Maraldo Fortunato, anni
24 - I Div. Osoppo, nome di battaglia Uragano
- Maroelli Giovanni, anni
22 - III Brigata Osoppo
- Parmesan Bruno, anni 21 - I Div. Osoppo, nome di battaglia Venezia
- Petrucco Osvaldo, anni
29 - I Div. Osoppo, nome di battaglia Scarpa
- Pontello Vincenzo, anni
27 - I Div. Osoppo, nome di battaglia Fulmine
- Luciano Pradolin (1921-1945), anni
24 - Comandante I Div. Osoppo, nome di battaglia Goffredo
- Serena Renzo, anni 20 - I Div. Osoppo, nome di battaglia Julia
- Stabile Renato, anni 20 - Brigata Garibaldi-Friuli, GAP
- Zambon Gino, anni 19 - Brigata Garibaldi-Carnia, nome di battaglia Garibaldi
- Zambon Giovanni, anni 49 - I Div. Osoppo, nome di battaglia Pecio
Prima di essere fucilati,
alcuni di loro scrissero delle lettere ai familiari. Luciano Pradolin (1921-1945) ne scrisse due, una alla madre Domenica e una alla
sorella Caterina.
« Carissima
mamma,
ho
pregato e sperato fino a questo momento, ma la mia sorte ha segnato
diversamente. Il tribunale tedesco mi ha condannato alla pena capitale assieme
ad altri 23, tra i quali molti di quelli che fu il mio Btg. Ti prego di farti
coraggio e pensare che un giorno ci ritroveremo tutti tra le braccia di Dio.
La
mia coscienza è pulita, non mi hanno accusato che di aver indossato la diviso
dei partigiani. Forse ho anche pianto - Ora non piango più.
C’è
stato concesso di chiedere la grazia, ma non spero molto.
Quando
non sarò più di questo mondo ti prego di unire il mio nome a quello di Armando
e di Bepi [Armando Facchin 'Sandro' e Giuseppe Zambon 'Pecio', caduti durante
la battaglia del Monte Rest], gli amici, gli eroi, i puri che presto rivedrò.
Abbi
fede come sempre l'hai avuta e pensa con orgoglio a me perché ho fatto il mio
dovere e faccio l'ultimo sacrificio per la Patria, per i santi ideali della
verità, della libertà e della civiltà.
Ti
scrivo con il cuore in mano. In realtà mi dispiace lasciare la vita,
particolarmente ora che avevo capito il grande scopo ed il grande significato.
Vorrei pregare l’Eterno più forte… sì, vorrei avere una fede più grande, prega
anche tu per me.
Tante
cose vorrei dirti, ma ho una grande confusione in testa.
I
miei compagni si danno abbastanza coraggio.
Ti
bacio e ti prego di non piangere tanto.
Saluta
tutti i miei amici,
Tuo
Luciano »
Alla sorella Caterina (Rina) Goffredo, riserva la lettera con il richiamo ai versi di Giacomo Leopardi (1798-1837):
« Carissima
Rina, come vedi tutte le speranze sono svanite, c'è ancora da aspettare la
grazia. Come vedi questa è la sorte di quelli che hanno un'idea. Ma è proprio
fatale che tutti coloro che hanno un ideale debbano fare questa fine? O miseri o codardi figlioli avrai. Così dice il Leopardi.
Unica
cosa che mi sostiene è la fede in Dio e la sicurezza che la mia coscienza è
pura e che il mio ideale è Sacro.
Ti
ringrazio per tutto quello che hai fatto per me, lo so che mi amavi molto e ciò
aumenta il mio dolore.
Guarda
di Paolo! [Paolo Grillo]
Nessun commento:
Posta un commento