Umberto Saba, pseudonimo di Umberto Poli (Trieste, 9 marzo 1883 – Gorizia, 25 agosto 1957), è stato un poeta, scrittore e aforista italiano.
Biografia
Umberto Saba nacque il 9 marzo
1883 a Trieste, allora parte dell'Impero austro-ungarico, da madre ebrea,
Felicita Rachele Cohen e da Ugo Edoardo Poli, di nobile famiglia veneziana e
agente di commercio. Edoardo si era convertito alla religione ebraica in occasione
del matrimonio, avvenuto nel 1882. Tuttavia, quando nacque Umberto, Felicita
era già stata abbandonata dal marito, un giovane insofferente
dei legami familiari.
In Italia Umberto fu vittima della persecuzione razziale per via della sua origine ebraica; cercò rifugio prima a Parigi, poi a Roma sotto la protezione di Giuseppe Ungaretti (1888-1970) ed infine a Firenze, ospite di Montale.
Primi anni
In Italia Umberto fu vittima della persecuzione razziale per via della sua origine ebraica; cercò rifugio prima a Parigi, poi a Roma sotto la protezione di Giuseppe Ungaretti (1888-1970) ed infine a Firenze, ospite di Montale.
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Primi anni
Visse una malinconica infanzia,
velata dalla mancanza del padre.
Venne allevato per tre anni dalla balia slovena Gioseffa Gabrovich Schobar, detta Peppa, conosciuta anche come Peppa Sabaz, che avendo perso un figlio, riversò sul piccolo Umberto tutto il suo affetto che il bambino ricambiò, tanto da considerarla, come egli stesso scrisse, "madre di gioia". Sarà in suo onore, e in onore delle radici ebraiche materne, che il poeta sceglierà lo pseudonimo di Saba: in ebraico la parola significa nonno o più in generale anziano.
Venne allevato per tre anni dalla balia slovena Gioseffa Gabrovich Schobar, detta Peppa, conosciuta anche come Peppa Sabaz, che avendo perso un figlio, riversò sul piccolo Umberto tutto il suo affetto che il bambino ricambiò, tanto da considerarla, come egli stesso scrisse, "madre di gioia". Sarà in suo onore, e in onore delle radici ebraiche materne, che il poeta sceglierà lo pseudonimo di Saba: in ebraico la parola significa nonno o più in generale anziano.
Quando la madre lo rivolle con
sé, il poeta ebbe il suo primo trauma di cui tratterà nelle poesie raccolte sotto
il titolo Il piccolo Berto (1926). Crescerà quindi con la madre e due zie, una
vedova e l'altra nubile, impegnate nella conduzione di una bottega di mobili ed
oggetti usati.
Frequentò, con scarso rendimento,
il Ginnasio Dante Alighieri, dove fu promosso ma gli venne sconsigliato di
proseguire gli studi al liceo. Si iscrisse in seguito all'Imperial Regia Accademia di Commercio e Nautica, che abbandonerà a metà anno.
L'Università
Nel 1903 si trasferì a Pisa per
frequentare l'università. Dapprima seguì corsi di letteratura italiana tenuti
dal professore Vittorio Cian, ma lasciò presto questi corsi per seguire quelli
di archeologia, tedesco e latino.
Nell'estate del 1904, a causa di
un litigio con l'amico Chiesa, cadde in forte depressione e decise di ritornare
a Trieste. Scriveva intanto versi e qualche articolo per i giornali locali.
Il 14 luglio 1905 apparve sul
quotidiano di Trieste Il Lavoratore un articolo sulle esperienze fatte durante
un viaggio, compiuto a piedi, nel Montenegro. In questo periodo frequentò il
Caffè Rossetti, luogo storico di ritrovo per giovani intellettuali, dove
conobbe il futuro poeta Virgilio Giotti (1885-1957). L'anno successivo lasciò Trieste per
recarsi a Firenze dove rimase per due anni frequentando i circoli artistici "vociani" della città, e conobbe fra gli altri Giovanni Papini e Giuseppe
Prezzolini.
Durante uno dei rari ritorni a
casa, conobbe Carolina Wölfler, la Lina delle sue poesie, che diventò in
seguito sua moglie.
Essendo cittadino italiano, pur
abitando nell'Impero austro-ungarico, nell'aprile del 1907 partì per il
servizio militare destinato a Salerno. Nasceranno da questa esperienza i Versi
militari. Ritornato a Trieste nel settembre del 1908 si mise in società con il
futuro cognato per gestire due negozi di articoli elettrici e il 28 febbraio,
con rito ebraico, sposò Lina. L'anno successivo nacque la figlia Linuccia
(1909-1975), la quale intratterrà tra il 1945 e il 1975 un rapporto amoroso con
Carlo Levi.
Primi libri di poesie
Nel 1911 pubblicò, a proprie
spese e con lo pseudonimo di Saba, il suo primo libro, Poesie, con la
prefazione di Silvio Benco (1874-1949) a cui fece seguito, nel 1912, nelle edizioni della
rivista La Voce la raccolta Coi miei occhi (il mio secondo libro di versi), in
seguito nota come Trieste e una donna.
Risale a questo periodo
l'articolo Quello che resta da fare ai poeti dove il poeta propone una poetica
sincera, senza fronzoli e orpelli contrapponendo il modello degli Inni Sacri manzoniani a quello degli scritti dannunziani. L'articolo, presentato per la
pubblicazione alla rivista vociana, venne però rifiutato in seguito al veto di
Scipio Slataper (1888-1915) e sarà pubblicato solamente nel 1959.
Completò anche l'atto unico Il
letterato Vincenzo concorrendo ad un premio organizzato dal Teatro Fenice:
l'opera, incentrata sul rapporto tra un poeta e la giovane Lena madre di suo
figlio, fu criticata e si rivelò un fiasco.
Per superare un periodo di crisi
dovuto al tradimento della moglie, nel maggio 1913 il poeta si trasferì con la
famiglia dapprima a Bologna, dove collaborò al quotidiano Il Resto del Carlino,
e nel febbraio del 1914 a Milano, dove assunse l'incarico di gestire il caffè
del Teatro Eden. Il soggiorno milanese ispirerà La serena disperazione.
Attività
Terminata la Prima guerra mondiale e ritornato a
Trieste, dopo aver fatto per parecchi mesi il direttore di un cinematografo del
quale era proprietario suo cognato e scritto alcuni testi pubblicitari per la
Leoni Films, rilevò la libreria antiquaria Mayländer, in società con Giorgio
Fano e grazie all'eredità della zia Regina; ne rimase presto unico
proprietario, dal momento che Fano gli cedette la sua quota e la ribattezzò Libreria antica e moderna.
Prendeva intanto corpo la prima
redazione del Canzoniere che vedrà la luce nel 1922 con il titolo Canzoniere (1900-1921), che raccoglieva tutta la sua produzione poetica in redazione
leggermente modificata in confronto alla bozza del 1919.
Sempre nel 1922 strinse amicizia
con Giacomo Debenedetti, ed iniziò a collaborare alla rivista Primo Tempo,
sulla quale apparvero alcune sezioni del nuovo libro, Figure e canti, che verrà
pubblicato nel 1926. Iniziò a frequentare i letterati riuniti intorno alla
rivista Solaria che, nel maggio 1928, gli dedicò un intero numero.
Fra il 1929 e il 1931, a causa di
una crisi nervosa più intensa delle altre, decise di mettersi in analisi a
Trieste con il dottor Edoardo Weiss, lo stesso di Italo Svevo (1861-1928). Con lo psicanalista, Saba indagò la sua
infanzia, e rivalutò il ruolo della sua nutrice.
La critica intanto andava
scoprendo il poeta e i nuovi giovani scrittori e poeti, come Giovanni Comisso,
Pier Antonio Quarantotti Gambini e Sandro Penna, cominciavano a considerarlo un
maestro.
Seconda guerra mondiale
Nel 1938, poco prima del secondo
conflitto mondiale, a causa delle leggi razziali, fu costretto a cedere formalmente
la libreria al commesso Carlo Cerne e ad emigrare a Parigi.
Ritornato in Italia alla fine del 1939, si rifugiò prima a Roma, dove Giuseppe Ungaretti (1888-1970) cerca di aiutarlo, ma senza risultato, e poi nuovamente a Trieste, deciso ad affrontare con gli altri italiani la tragedia nazionale.
Ritornato in Italia alla fine del 1939, si rifugiò prima a Roma, dove Giuseppe Ungaretti (1888-1970) cerca di aiutarlo, ma senza risultato, e poi nuovamente a Trieste, deciso ad affrontare con gli altri italiani la tragedia nazionale.
Dopo l'8 settembre 1943 fu però
costretto a fuggire con Lina e la figlia Linuccia, e a nascondersi a Firenze,
cambiando spesso appartamento. Gli sarà di conforto l'amicizia di Montale che,
a rischio della vita, andrà a trovarlo ogni giorno nelle case provvisorie, e
quella di Carlo Levi. Uscirà intanto a Lugano, con una prefazione di Gianfranco
Contini, la raccolta Ultime cose, aggiunta poi nella definitiva edizione del
Canzoniere, che uscirà a Torino nel 1945.
Dopoguerra
Negli anni del dopoguerra, Saba
visse per nove mesi a Roma e poi a Milano dove rimase per circa dieci anni,
tornando periodicamente a Trieste. In questo periodo collaborò al Corriere
della Sera, pubblicò da Mondadori Scorciatoie, la sua prima raccolta di aforismi
e Storia e cronistoria del Canzoniere.
Ormai noto e di grandezza
riconosciuta, ebbe un avvicinamento "religioso", si convertì poi
al cattolicesimo e si fece battezzare, mentre il suo matrimonio non venne
convertito per mancanza di adeguata preparazione.
Ultimi mesi di vita e morte
Nel 1955, stanco, malato, e
sconvolto per la malattia della moglie, si fece ricoverare in una clinica di
Gorizia, dalla quale uscì solo in occasione del funerale della moglie, mancata
il 25 novembre 1956.
Saba morì nove mesi dopo, il 25 agosto 1957, mentre sta lavorando alla stesura di Ernesto, rimasto incompiuto e pubblicato postumo.
Saba morì nove mesi dopo, il 25 agosto 1957, mentre sta lavorando alla stesura di Ernesto, rimasto incompiuto e pubblicato postumo.
Premi, intitolazioni e riconoscimenti
Nel 1946 Saba vinse, ex aequo con Silvio Micheli, il primo Premio Viareggio per la poesia del dopoguerra, al quale seguirono, nel 1951, il Premio dell'Accademia dei Lincei e il Premio Taormina, mentre l'Università di Roma gli conferì, nel 1953, la laurea honoris causa.
Ad Umberto Saba è dedicato un busto nel Giardino Pubblico Muzio Tommasini di Trieste.
I temi
La poesia di Saba è semplice e
chiara. Nella forma adopera le parole dell'uso quotidiano e nei temi ritrae gli
aspetti della vita quotidiana, anche i più umili e dimessi: luoghi, persone,
paesaggi, animali, avvenimenti.
I temi della sua poesia sono
Trieste, la città natale, con le sue strade, le partite di calcio, il mare come simbolo di fuga e di avventure
spirituali, gli affetti personali e familiari, principalmente Lina, la moglie,
e Linuccia, la figlia, le memorie dell'infanzia, il rapporto con la natura e
le riflessioni sull'attualità.
Alcune delle sue Opere:
- Trieste - da Trieste e una donna, 1910-12
- Città Vecchia - da Trieste e una donna, 1910-12
- Caffè Tergeste - da La serena disperazione, 1913-15
- 5 poesie per il gioco del calcio - da Parole, 1933-34
Cinema
Nel 1979 il regista Salvatore Samperi diresse il film Ernesto tratto dall'omonimo romanzo di Umberto Saba.
Filatelia
Il 9 marzo 1983 la Repubblica Italiana ha emesso un francobollo per il centenario della nascita di Umberto Saba.
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