Giorgio Voghera (Trieste, 19 agosto 1908 - 11
novembre 1999) è stato uno scrittore noto nella Trieste degli ultimi decenni del Novecento come romanziere e saggista.
Biografia
Figlio di Guido, noto matematico, e di Paola Fano, entrambi
personaggi di spicco della Comunità ebraica di Trieste. Impiegatosi, non ancora
ventenne, presso la sede RAS di Trieste, fu costretto ad abbandonare la propria
città nel 1939 a seguito delle leggi razziali emanate un anno prima dal governo
fascista.
Emigrato in Palestina dopo un periodo di internamento a metà strada fra la prigionia e la sorveglianza coatta trascorso con altri italiani a Giaffa, andò a vivere in un kibbutz, facendo rientro in Italia solo nel 1948. Assunto nuovamente dalla RAS nella propria città natale, restò a lavorare con la compagnia di assicurazioni fino al 1962.
Emigrato in Palestina dopo un periodo di internamento a metà strada fra la prigionia e la sorveglianza coatta trascorso con altri italiani a Giaffa, andò a vivere in un kibbutz, facendo rientro in Italia solo nel 1948. Assunto nuovamente dalla RAS nella propria città natale, restò a lavorare con la compagnia di assicurazioni fino al 1962.
Lo scrittore fu amico di Umberto Saba (1883-1957), che aveva conosciuto in gioventù, Virgilio Giotti (1855-1957), Roberto Bobi Bazlen (1902-1965) ed
altri prestigiosi rappresentanti degli ambienti letterari del suo tempo.
Trascorse gli ultimi anni della propria esistenza nella casa di riposo Pio Gentilomo fondata e gestita dalla comunità ebraica triestina, pur continuando a restare in stretti rapporti con il mondo intellettuale della sua regione e del resto d'Italia e partecipando attivamente alla vita culturale della propria città.
Si spense ultranovantenne nell'amata Trieste.
Nel 1992 vinse il San Giusto d'Oro quale riconoscimento per la sua opera.
Trascorse gli ultimi anni della propria esistenza nella casa di riposo Pio Gentilomo fondata e gestita dalla comunità ebraica triestina, pur continuando a restare in stretti rapporti con il mondo intellettuale della sua regione e del resto d'Italia e partecipando attivamente alla vita culturale della propria città.
Si spense ultranovantenne nell'amata Trieste.
Nel 1992 vinse il San Giusto d'Oro quale riconoscimento per la sua opera.
L'opera
Il narratore
Il segreto
Il debutto dello scrittore avviene alla fine degli anni
Cinquanta, con un divertente libello umoristico, una specie di guida per
arrampicatori sociali e impiegati senza scrupoli pubblicato sotto lo pseudonimo
di Libero Poverelli, Come far carriera nelle grandi amministrazioni (1959).
All'inizio del decennio successivo vide la luce, sempre in forma anonima (lo pseudonimo utilizzato è questa volta quello di Anonimo triestino), Il segreto, affascinante e inquietante romanzo attribuito in un primo tempo a suo padre Guido. La vicenda ruota attorno a un amore inespresso. Mino Zevi, il protagonista, non riesce infatti a rivelare a Bianca, oggetto della propria passione, i sentimenti che nutre nei suoi confronti. Priva di azione, la narrazione si struttura in un doloroso monologo interiore che mette a nudo i tormenti interiori e le frustrazioni di Mino. L'ambiente in cui si muove il protagonista è quello della Trieste di inizio secolo che, seppure non paesaggisticamente descritta, è vivamente presente con la propria tradizione letteraria, le idiosincrasie dei propri abitanti, l'ambiente ebraico e cosmopolita descritto dall'autore.
All'inizio del decennio successivo vide la luce, sempre in forma anonima (lo pseudonimo utilizzato è questa volta quello di Anonimo triestino), Il segreto, affascinante e inquietante romanzo attribuito in un primo tempo a suo padre Guido. La vicenda ruota attorno a un amore inespresso. Mino Zevi, il protagonista, non riesce infatti a rivelare a Bianca, oggetto della propria passione, i sentimenti che nutre nei suoi confronti. Priva di azione, la narrazione si struttura in un doloroso monologo interiore che mette a nudo i tormenti interiori e le frustrazioni di Mino. L'ambiente in cui si muove il protagonista è quello della Trieste di inizio secolo che, seppure non paesaggisticamente descritta, è vivamente presente con la propria tradizione letteraria, le idiosincrasie dei propri abitanti, l'ambiente ebraico e cosmopolita descritto dall'autore.
Il Direttore Generale
Pubblicato nel 1974, si configura come un vero e proprio
romanzo autobiografico, incentrato sulla figura di un dipendente assicurativo
che, alla fine degli anni Trenta del Novecento, si vede costretto ad
abbandonare l'Italia a causa delle persecuzioni razziali.
Il libro, che pur esprime compiutamente un dramma umano e collettivo vissuto dal Voghera in prima persona, lascia ampi spazi a una garbata e divertente satira sul conformismo di alcuni ambienti lavorativi e sulla grettezza mentale e l'arrivismo degli impiegati che li popolano.
Il libro, che pur esprime compiutamente un dramma umano e collettivo vissuto dal Voghera in prima persona, lascia ampi spazi a una garbata e divertente satira sul conformismo di alcuni ambienti lavorativi e sulla grettezza mentale e l'arrivismo degli impiegati che li popolano.
Il saggista
Quaderno d'Israele
Sei anni più tardi venne dato alle stampe il saggio Quaderno
d'Israele, grande affresco della società
ebraico-palestinese alla vigilia della creazione dello Stato di Israele (1947).
L'esperienza personale vissuta in quelle terre per quasi un decennio
dall'autore, contribuì a dare alla narrazione un interesse particolare.
L'entusiasmo, le emozioni, la fede di un grande popolo, cui viene offerta dalla
storia la possibilità di tornare in possesso delle terre che furono culla della
propria nazione, sono colti magistralmente dal Voghera e trasmessi intatti al
lettore, coinvolgendolo nei meccanismi storici, socio-culturali, psicologici
che sono alla base di quel grande progetto collettivo che è stato, ed è, lo
stato di Israele.
Sempre sui suoi anni trascorsi in Palestina l'autore ci
lascerà una toccante testimonianza in Carcere a Giaffa.
Gli anni della psicoanalisi ed altri saggi
Con il saggio Gli anni della psicoanalisi, Voghera rievocò la Trieste degli anni Venti, centro cosmopolita,
all'avanguardia in Italia per avere accolto con favore la psicoanalisi
freudiana, diffusasi in città grazie all'opera del triestino Edoardo Weiss (1889-1970),
fondatore della Società psicoanalitica. L'autore pose l'accento sugli stretti
rapporti esistenti fra la psicoanalisi e i grandi scrittori di cultura e
formazione ebraica, con alla testa Italo Svevo (1861-1928) e Umberto Saba (1883-1957), e più in
generale il peso determinante che gli intellettuali ebrei hanno avuto nello
sviluppo letterario, artistico, economico e civile di Trieste.
A questo saggio si ricollega in qualche modo il libro di
storia e di memorie Gli anni di Trieste, commossa
rievocazione che lo scrittore fece della Trieste della propria infanzia,
giovinezza e maturità e dell'affascinante e tormentata vicenda sociale,
culturale e politica vissuta nel Novecento dalla città giuliana.
Di sicuro interesse è anche il volume Nostra signora morte, un'acuta riflessione esistenziale frutto di
settantacinque anni di speranze, attese, illusioni e delusioni vissute dal
grande scrittore triestino.
Fonte: wikipedia
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