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L'Aeroporto di Rivolto è noto soprattutto perché sede
delle Frecce Tricolori, la Pattuglia Acrobatica Nazionale (P.A.N.)
dell'Aeronautica Militare e costituente il 313° Gruppo Addestramento
Acrobatico.
È un aeroporto militare armato, sede del 2° Stormo ed
intitolato a Mario Visintini (1913-1941), il primo degli assi dell'aviazione della Regia Aeronautica, decorato con Medaglia d'Oro al Valor Militare. Mario Visintini (1913-1941) fu il pilota con in assoluto il maggior numero di abbattimenti in
Africa Orientale tra tutte le forze belligeranti e l'asso di biplani da caccia
con il maggior numero di abbattimenti della Seconda
guerra mondiale.
In base al Decreto ministeriale del 25 gennaio 2008
pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 7 marzo 2008 l'aeroporto è classificato
come MOB (Main Operating Base).
Nell'aeroporto è presente anche un'importante stazione
meteorologica del Servizio meteorologico dell'Aeronautica Militare, facente
parte dell'Organizzazione meteorologica mondiale (OMM).
Dal 2011 la base è
diventata polo missilistico nazionale.
Lungo il sentiero della salviache collega la località di Aurisina a Santa Croce si trova una targa bronzea che ricorda un incidente aereo e che riporta la scritta:
Su questa roccia s'infransero le ali
dei piloti
Fiorano Ricco
Vittore Calzetta
27 marzo 1960
L'Aero Club Trieste a ricordo
Domenica 31 marzo uno Stinson L-5 Sentinel, un aereo da ricognizione statunitense costruito nel 1941 che per le sue caratteristiche e per la sua diffusione era all'epoca utilizzato come aereo da turismo, in uso dall'Aero Club di Trieste, partì dall'aeroporto di Merna per raggiungere in 10, 12 minuti Miramare e lanciare una corona per commemorare l'anniversario della morte di Amedeo di Savoia-Aosta (1898-1942). Forse per le pessime condizioni meteo o forse per un guasto tecnico, l'aereo si schiantò contro le rocce del Carso dopo quasi mezz'ora di volo Al momento dello schianto il velivolo stava percorrendo una rotta verso nord, anzichè verso sud; è quindi ipotizzabile che dopo aver rinunciato a raggiungere Miramare stesse cercando di raggiungere il campo di Prosecco o nuovamente l'aeroporto di Merna. Nell'incidente, perdono la vita i due piloti Fiorano Ricco e Vittore Calzetta, il primo nato a Milano, aveva conseguito il brevetto di volo nel 1917 e lavorava a Trieste come dirigente in una ditta nel settore del caffè, mentre il secondo, nato a Treviso, aveva conseguito il brevetto nel 1945 ed era impiegato come pilota collaudatore alla Lancia di Trieste.
Lo Jalea è stato un sommergibile della Regia Marina.
Storia
Una volta operativo venne dislocato a La Spezia, inquadrato
nella I Squadriglia Sommergibili.
Venne impiegato per l'addestramento nel Tirreno settentrionale,
venendo più volte dislocato temporaneamente a La Maddalena.
Divenuto caposquadriglia sotto il comando del Capitano di
Fregata Ernesto Giovannini, nell'agosto 1914 lasciò la base ligure e si
trasferì a Messina.
In seguito si portò a Venezia, insieme al gemello Zoea e
con la scorta dell'unità appoggio Lombardia.
Dopo l'ingresso dell'Italia nella Prima
guerra mondiale, quando si trovava di base a Venezia, Caposquadriglia della I Squadriglia
Sommergibili, operò nelle acque costiere dell'Adriatico, sulle rotte
mercantili austroungariche ed al largo dei porti dell'Impero Austro-Ungarico,
svolgendo 7 missioni offensive.
Il 16 agosto 1915 lasciò Venezia per disporsi in immersione
tra la secca Mula di Muggia (5 miglia al largo di Grado) e Punta Sdobba (Foce dell'Isonzo) e stazionare al largo di Porto Buso nella notte del
17-18 a supporto di alcune Torpediniere che avrebbero effettuato la posa di un
campo minato nel Golfo di Trieste. Alle 4:30 del 17 agosto il
sommergibile venne avvistato più volte dal semaforo di Grado.
Il 18 agosto, all'alba, venne avvistato in seguito a richiami
un uomo aggrappato a una boa foranea di Grado; soccorso, l'uomo risultò essere
il Torpediniere Arturo Vietri, appartenente all'equipaggio dello Jalea ed unico
sopravvissuto del sommergibile.
Dal suo racconto si venne a sapere delle circostanze della
perdita. Giunto nel Golfo di Trieste, lo Jalea si era posato sul fondale
a mezzogiorno del 17 e l'equipaggio aveva consumato la colazione; all'una del
pomeriggio il sommergibile era ripartito diretto a nordest, al centro del
golfo. Alle 14:30 l'unità, mentre stava accostando per assumere rotta
inversa, urtò una mina a prua ed iniziò ad allagarsi, posandosi su un fondale
di 14 metri circa 3 miglia a est/sudest della secca Mula di Muggia.
Vietri sollecitò il Comandante Giovannini ad abbandonare il
sommergibile, ma questi decise di rimanere a bordo. Dei circa 20 uomini
dell'equipaggio (2 ufficiali, 5 sottufficiali e 13 fra sottocapi e
marinai) solo 6 riuscirono a fuoriuscire dal sommergibile tramite il portello prodiero: Vietri, il Comandante in Seconda Tenente di Vascello Guido
Cavalieri, il Capo di Seconda Classe Ciro Armellino, il Sottocapo Torpediniere
Tullio di Biagio, il Torpediniere elettricista Giuseppe Motolese ed il Marinaio
Alfredo Giacometti.
I 6 superstiti cercarono poi di raggiungere a nuoto la
costa di Grado, più vicino territorio in mano italiana, per evitare la cattura,
ma Cavalieri, Armellino, Di Biagio, Motolese e Giacometti morirono nel
tentativo; solo Vietri sopravvisse e venne tratto in salvo da un motoscafo, dopo
aver passato in acqua 14 ore.
Il relitto dello Jalea, individuato già dieci giorni dopo
l'affondamento da un idrovolante pilotato dal Tenente di Vascello Giuseppe
Miraglia, venne recuperato per mezzo di pontoni nel maggio 1954, portato nei cantieri di Monfalcone e lì demolito.
Il 9 gennaio 1918 l'Ammiraglio Luigi Cito emanò le direttive
con foglio d'ordini 148 RR.P. Il giorno seguente, l'Ammiraglio Casanova,
comandante della Divisione Navale di Venezia, emanò gli ordini dettagliati per
l'esecuzione dell'operazione nella baia di Buccari.
La costruzione del Castello è databile intorno al
1146, anno nel quale per la prima volta compare il titolo di Conte di Gorizia,
abbinato a Enrico IV di Spanheim, che presuppone la presenza di una
fortificazione in loco.
È probabile che inizialmente una serie di strutture
difensive come un terrapieno, un fossato, una palizzata avessero preceduto la
costruzione di un torrione o mastio di pietra, il quale venne ampliato
ulteriormente durante il XIII secolo con l'aggiunta di un palazzo signorile e
un edificio di due piani. In questo stesso periodo era sicuramente presente un
borgo al di fuori della palizzata provvisto a sua volta di una barriera
difensiva e composto da case costruite obbligatoriamente in muratura,
imposizione data ai residenti che si aggiungeva a quella di difendere il
castello in caso di attacco.
La prima raffigurazione del castello è risalente al 1307
impressa sul sigillo concesso alla città da Alberto II d'Asburgo (1298-1358), sebbene la figura sia
molto stilizzata si riesce a distinguere chiaramente il mastio. È probabile che
intorno al 1350 il Castello avesse sembianze simili al Castello di Bruck, presso
Lienz.
Alla morte di Leonardo, l'ultimo Conte di Gorizia, avvenuta
nel 1500 il feudo e il castello di Gorizia divennero proprietà di Massimiliano I d'Asburgo (1459-1519), Imperatore del Sacro Romano Impero; il quale, pur rinforzandone le
difese, nel 1508 perse la fortificazione e il territorio che caddero nelle mani
della Repubblica di Venezia la quale rivendicava la successione della contea.
Sotto la Serenissima il castello ebbe un'ulteriore opera di
fortificazione per renderlo più adatto alla guerra rinascimentale che
comprendeva l'utilizzo delle armi da fuoco, tra le varie modifiche apportate
venne anche abbattuto il mastio dell'XI secolo, tuttavia Venezia riuscì ad
occupare il territorio per soli tredici mesi fino al giugno del 1509.
Nel secolo successivo il castello venne utilizzato come
carcere e come caserma e perdette il suo aspetto medievale, nel XVIII secolo
venne ulteriormente ampliato con bastioni, polveriere e muraglioni, la
costruzione di alcune di queste opere furono supervisionate dal matematico ed stronomo Edmond Halley (1656-1742).
Il Castello venne danneggiato durante i bombardamenti della Prima
guerra mondiale e oggetto di un restauro filologico negli anni che vanno
dal 1934 al 1937 dall'Architetto Ferdinando Forlati (1882-1975) con l'aiuto del genio
militare e della soprintendenza delle Belle Arti di Trieste. Si decise di
ritornare ad un aspetto medievale del Castello e di abbandonare l'intonacatura
bianca che la costruzione aveva acquisito durante il rinascimento.
Il Rally del Friuli e delle Alpi Orientali è un rally
automobilistico che si svolge annualmente a fine estate tra le valli dei fiumi
Natisone e Torre e che, dal 2013, per
rafforzare il legame col territorio ha cambiato nome in Rally del Friuli Venezia Giulia.
La base della gara è la città di Cividale del Friuli che ne ospita la partenza, Assistenza e
riordini, mentre Udine ospita l'arrivo ma
soprattutto la prova spettacolo che si disputa in pieno centro tra due ali di
folla. Giunto nel 2015 alla 51ª edizione, viene organizzato dalla Scuderia Friuli in collaborazione con l'ACU, Automobile Club di Udine; non è stato disputato in una sola occasione, nel 1976, a causa del terremoto che colpì gravemente il Friuli.
Con il nome di Rally Alpi Orientali Historic, giunto alla
20ª edizione, la gara vede anche la partecipazione di auto storiche. La gara
"Historic" è valida per il Campionato Europeo nonché per il
Campionato Italiano Rally Autostoriche. Le prove classiche di questo rally sono
la Masarolis, la Matajur, la Subit/Porzus, la Erbezzo e la Trivio. Quest'ultima
è caratterizzata da salite, discese, dossi, tornanti e curve lente/veloci e si
contraddistingue per il Trivio, un'inversione a U che richiama ogni anno molti
appassionati.
Partecipò alla Prima
guerra mondiale dai porti
dell'Adriatico. Alla fine del mese di agosto 1915 appoggiò gli sbarchi
austriaci a Traste, nella zona di Cattaro. Nell'agosto 1917 insieme alla
sorella SMS Wien venne assegnata a Trieste ed il 6 novembre successivo attaccò
la batteria costiera di Cortellazzo.
Impostata nel 1893 e varata nel 1895, venne classificata come "nave da battaglia
da difesa costiera".
La SMS Wien (di Circovich, Basilio - Naval History and Heritage Command. link) Fonte immagine: Wikimedia Commons
Nel 1897 partecipò alle manovre a Spithead per i 60
anni di regno della Regina Vittoria (1819-1901). Partecipò alla Prima
guerra mondiale dai
porti dell'Adriatico, bombardando le installazioni costiere di Golis il 9
settembre 1914 e nei giorni seguenti le batterie installate sulla costa del
Montenegro. Alla fine del mese di agosto 1915 appoggiò gli sbarchi austriaci a
Traste, nella zona di Cattaro. Nell'agosto 1917 la k.u.k. Kriegsmarine, la Marina Militare dell'Impero Austro-ungarico dislocò due
corazzate, la SMS Wien e la SMS Budapest, nel porto di Trieste per appoggiare dalla costa, se necessario, l'Esercito Imperiale Austro-Ungarico nella sua avanzata
in territorio italiano.
Il 6 novembre successivo attaccò la
batteria costiera di Cortellazzo, venendo colpita sette volte dall'artiglieria
italiana e da due motoscafi armati siluranti (MAS), i cui siluri non andarono a segno. La Regia Marina, che aveva alcuni cannone ferroviario 381/40 AVS a
Grado, e il Regio Esercito italiano, che allora comandava anche l'aviazione militare,
avrebbero potuto attaccare le due navi da battaglia nemiche, ma il pericolo di
danneggiare Trieste obbligò a trovare un'altra soluzione, che si concretizzò
nell'usare due motoscafi armati siluranti (MAS) per svolgere il delicato compito. Dopo
la metà del novembre 1917 Morano Pignatti mise a punto un piano di attacco che prevedeva
l'utilizzazione di due torpediniere e due motoscafi armati siluranti (MAS), il 9 e il 13.
Il 9 dicembre il gruppo di natanti italiani salpò da Venezia
alle ore 17:00 raggiungendo verso le 22:45 il punto stabilito per il rilascio
dei motoscafi armati siluranti (MAS), portati fin qui a rimorchio dalle torpediniere.
Il MAS 9,
pilotato dal Sottotenente di Vascello Luigi Rizzo (1887-1951), e il MAS 13, guidato dal Sottufficiale Andrea Ferrarini,
navigarono silenziosamente fino alle ostruzioni che impedivano l'accesso al
porto recidendo le funi metalliche, entrarono nel
vallone di Muggia. Una volta individuate le due corazzate da affondare i due comandanti si divisero.
12.000 Galli scendono dalle Alpi per occupare le terre vicine al mare, area strategica per il controllo delle vie commerciali con l'est e fondano una città fortificata, forse l'odierna Medea
181 a.C.
Per prendere definitivo possesso della regione, il Senato di Roma decide di fondare una nuova colonia: Aquileia
113 a.C. Una tribù di Cimbri sconfina nell'alto Friuli, ma viene respinta dai Romani
110 a.C.
I Giapidi, stanziati nell'entroterra istriano, attaccano i romani facendoli arretrare fino ad Aquileia
89 a.C.
Aquileia viene trasformata da colonia in municipium, ovvero un centro amministrativo autonomo. Gli abitanti acquisiscono di conseguenza la cittadinanza romana e la città può avere magistrati locali